mercoledì 12 febbraio 2014

Chi ha scaricato Napolitano?

Riporto un articolo di Marcello Foa che ritengo in parte condivisibile e che trovo strumentale al percorso di questo blog:

I mandanti e il “sicario”: perché le grandi lobby scaricano Napolitano
"Mettiamola così: certi scoop si pesano. Dipende chi li fa e quando escono. Napolitano in queste ore mi ricorda Di Pietro. Ricordate? Il leader dell’Italia dei Valori è caduto, ha perso improvvisamente ogni credibilità, sparendo dalla scena politica, quando Report di Milena Gabanelli andò a frugare tra le casse e gli statuti del Partito. E cosa scoprirono i cronisti di Report? Nulla che non fosse già noto. Tutto già uscito, anzi urlato da molti giornali. Solo che detto dalla Gabanelli, ovvero dalla più famosa e più temuta giornalista d’inchiesta, aveva un altro peso. Non era una denuncia, ma una sentenza ovvero era la conclamazione mediatica di una situazione indifendibile. E d’incanto anche i giornalisti simpatizzanti di Di Pietro, a cominciare da Santoro, lo mollarono.
Ora tocca a Napolitano. Le accuse che sono emerse nelle ultime ore sono nuove? Niente affatto. Il Giornale le denunciò in tempo reale e un quotidiano come La Stampa ne parlò in un prudentissimo ma preciso retroscena. Chi ora parla di “non scoop” tecnicamente ha ragione. In realtà torto; perché se lo scrive Alan Friedman, ovvero un giornalista anglosassone tutt’altro che ostile all’establishment, con il supporto di interviste a Mario Monti, Carlo De Benedetti, Romano Prodi – videoregistrate e dunque non equivocabili – e con la vetrina simultanea di due grandi testate come il Corriere della Sera e il Financial Times, la notizia prende un altro peso e, come avvenuto con Di Pietro, diventa una Verità; non più un sospetto, ma un fatto mediaticamente incontestabile.
E dunque coloro che tendono a relativizzare o addirittura ridicolizzare lo scoop sbagliano. Le leggi della comunicazione sono inequivocabili e ben note sia a Friedman che ai navigati interlocutori che si sono concessi al suo microfono. Lo scandalo c’è ed è colossale.
Sa di licenziamento. Già, ma per mano di chi? Del Parlamento e del popolo italiano? Macché, questa è democrazia e la democrazia si sa non è più di moda. Il vero potere risiede altrove – nell’establishment europeista, transnazionale e finanziario – e si esercita in altre maniere, meno desuete, eppure molto efficaci, in quanto fondate non sul consenso elettorale, bensì sul controllo delle leve che determinano il destino dei popoli e dei Paesi. Dunque: la moneta, il debito pubblico, la possibilità di imporre leggi al di sopra dei Parlamenti nazionali e di dettar legge attraverso organismi sovranazionali, naturalmente privi di sovranità popolare. Non è questo il mondo in cui viviamo? Un mondo in cui i governi non hanno quasi più poteri, i parlamenti non riescono a legiferare e in cui la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e naturalmente l’Unione europea hanno poteri soverchianti?
La sensazione, sgradevolissima ma temo veritiera, è che la vicenda di Napolitano sia “cosa loro” ovvero che risponda a logiche e modalità che sfuggono al comune cittadino e che finiscono per ingannare anche quei politici che, avendo capito dove risiede il vero potere, lo corteggiano nella speranza di essere cooptati.
E alcuni ci riescono. Giorgio Napolitano, naturalmente. Ma anche Gianfranco Fini, la cui svolta antiberlusconiana si manifestò dopo la sua partecipazione alla Convenzione europea, ovvero al consesso che nella prima metà degli anni Duemila era stato incaricato di elaborare la Costituzione europea. Lì, Gianfranco, l’allievo prediletto di Almirante e uomo dai radicati valori della destra nazionalista, capì chi comanda davvero. E svoltò rinnegando se stesso e diventando strumento nella lotta contro Berlusconi, uno che l’élite non ha mai sopportato.
Giorgio Napolitano ha seguito lo stesso percorso. Leggendo “Il tramonto dell’euro” di Alberto Bagnai, troverete riportato un bellissimo discorso in Parlamento in cui Napolitano prevedeva, con straordinaria lungimiranza, le devastazioni che avrebbe provocato la moneta unica. Poi, però, Napolitano divenne europarlamentare. E la sua visione cambiò drasticamente. Di quell’uomo oggi non c’è più traccia.
Come Gianfranco, anche Giorgio pensava di essere arrivato, di appartenere a pieno titolo alla super élite transnazionale. Entrambi si sentivano intoccabili; non capivano, però, che le logiche di quell’establishment sono diverse da quelle dei partiti, che le loro leggi, non scritte, sono implacabili e, soprattutto, che non tutti i membri sono uguali. Al suo interno c’è chi conta di più (come Draghi senza dubbio) e chi di meno (come quasi tutti i politici italiani); chi sa e chi non sa; chi viene cooptato nel girone divino e chi, pur partecipando, resta ai margini.
Ecco, Napolitano apparteneva alla seconda categoria. E ora che non serve più o forse semplicemente perché ha deluso, viene abbandonato a se stesso. Con modalità che sono proprie di quegli ambienti, usando come sicario un giornalista americano, che di nome fa Alan e di cognome Friedman."

Dunque Napolitano è stato scaricato dalle élite tecnocratiche e finanziarie, su questo non c'è dubbio.
Perché?
La giustificazione di Friedman nella trasmissione Piazza Pulita su la7, ci indica una possibile strada: "Non sono un costituzionalista, ma pongo il problema, che emerge dai fatti, di come abbiate rispettato la vostra Costituzione; non sono interessato a valutazioni politiche, ma faccio il mio dovere di cronista, raccogliendo rigorosamente i fatti e verificando professionalmente le fonti."
D'altronde questi fatti erano perfettamente noti a chi, come me, da oltre due anni si interessa di politica economica. Addirittura nel novembre 2011 l'insediamento di Monti, accompagnato dalla scusa dell'urgente necessità di riduzione dell'eccesso di debito pubblico, arrivava insieme alla notizia di diversi importanti studi sui debiti pubblici europei che convergevano sul fatto che quello italiano risultava il più sostenibile.
Alan Friedman, uno di loro, ci mette la faccia, fa' lo scoop, non cita le fonti per deontologia e il gioco è fatto.
Intanto Prodi, Monti e De Benedetti hanno parlato. Loro sono ancora i soldati italiani dell'élite. Napolitano non più.
Possiamo sostenere con una certa sicurezza, come Luciano Barra Caracciolo sintetizza, che: "il liberismo non può permettersi di andare avanti con queste politiche se vuole arrivare alla sua espansione planetaria in termini di mercati appetibili e non auto-implosi (Piigs), e che la Germania, proprio sul piano dell'internazionalismo, si sta dimostrando disfunzionale: ergo, si prendono provvedimenti. Per capirci si può dire che solo l'OCSE crede ancora nella sostenibilità totale di deflazione interna accompagnata da tagli alla spesa-privatizzazioni."
Lo scoop di Friedman, anche se non esplicitamente, pone il problema dell'Euro e della sua insostenibilità.
Con una moneta così, una loro creazione, le élite ci stanno perdendo e tentano di risalire la china.
Intanto i popoli. e più precisamente i lavoratori tutti, hanno già perso e continueranno a perdere.

1 commento:

  1. ...istruttivo, da una chiave di lettura piu logica rispetto a quanto ci fanno credere.
    Aurelio

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