venerdì 18 aprile 2014

Critica a "L'altra Europa di Tsipras"

Caro Marco parlo di Tspiras con fatica, ma se questo serve a distoglierti dal “fogno” ben venga.
Lui non se lo merita il post, ancora meno gli italiani che mettono nel nome di un partito quello di un greco favorevole all'Euro, ma tu si.
Post inevitabilmente lungo, ma è colpa tua.

Ecco la mia critica alle 10 vie alternative di ”L’altra Europa con Tsipras”:

1 - Siamo la sola forza alternativa perché non crediamo sia possibile pensare l’economia e l’Europa democraticamente unita «in successione»: prima si mettono a posto i conti e si fanno le riforme strutturali, poi ci si batte per un’Europa più solidale e diversa. Le due cose vanno insieme. Operare «in successione» riproduce ad infinitum il vizio mortale dell’Euro: prima si fa la moneta, poi per forza di cose verrà l’Europa politica solidale. È dimostrato che questa “forza delle cose” non c’è. Status quo significa che s’impone lo Stato più forte.

Già da questo primo punto, cari syrizani vi ci vorrebbe la psicoterapia per uscirne.
Ecco che diceva Padoa Schioppa nel 1999: “L’Europa non nasce da un movimento democratico e, per definizione, è un processo che deve essere guidato da una oligarchia”.
Ecco che diceva Prodi nel 2001 al Financial Times: “Un giorno ci sarà una crisi e saremo obbligati ad introdurre nuovi strumenti politici, oggi non proponibili”.
Non è stata pensata nessuna “successione”, ce lo hanno detto loro, si è fatto l’Euro perché solo così poteva realizzarsi il disegno politico oligarchico. Non ci credi?
Prodi: “La Germania è di gran lunga il Paese più potente e più forte d’Europa grazie all’Euro”
Lo Status quo è il progetto dittatoriale realizzato.

2 - Siamo la sola forza alternativa perché crediamo che solo un’Europa federale sia la via aurea, nella globalizzazione. Se l’edificheremo, Grecia o Italia diverranno simili a quello che è la California per gli Usa. Nessuno parlerebbe di uscita della California dal dollaro: le strutture federali e un comune bilancio tengono gli Stati insieme e non colpevolizzano i più deboli. In un’Europa federata, quindi multietnica, l’isola di Lampedusa è una porta, non una ghigliottina.

Qui inizia il delirio.
Europa federale?????? Grecia e California? Che fantasia….Una federazione di Stati prevede in ordine sparso unità politica, unità fiscale ergo trasferimenti da zone più ricche a zone meno ricche (come ha funzionato nord-sud in Italia?), mercato del lavoro armonizzato ergo libera mobilità dei lavoratori, unità culturale ergo, almeno per iniziare l’utilizzo di una lingua comune (paradosso: tutti pensano all’inglese, lingua di uno Stato sovrano che non è nell’€zona e che vorrebbe uscire dalla UE).
Su tutto questo, gli Stati più forti, Germania e Francia, hanno detto più volte "Nein".

3 - Siamo la sola forza alternativa perché non pensiamo che prioritaria ed esclusiva sia la difesa dell’«interesse nazionale»: si tratta di individuare quale sia l’interesse di tutti i cittadini europei. Se salta un anello, tutta la catena salta.

Delirium tremens.
Quindi esisterebbe un interesse sovranazionale da difendere, quello dei cittadini europei. Mi domando l’interesse di un turco è uguale a quello di un francese, quello di un greco è uguale a quello di un tedesco? La risposta è no, non può esistere un interesse economico sovranazionale che possa soddisfare, ponderare e armonizzare gli interessi di tutti gli Stati membri. La UE non è un' Area Valutaria Ottimale. La pace è l’unica cosa che si è ottenuto dal dopoguerra ad oggi, la stessa che questa UE con l’Euro sta facendo venire meno.

4 - Siamo la sola forza alternativa perché non siamo un movimento minoritario di protesta, ma avanziamo proposte precise, rapide. Proponiamo una Conferenza sul debito che ricalchi quanto deciso nel 1953 sulla Germania, cui vennero condonati i debiti di guerra. L’accordo cui si potrebbe giungere è l’europeizzazione della parte dei debiti che eccede il fisiologico 60 per cento del pil. E proponiamo un piano Marshall per l’Europa, che avvii una riconversione produttiva, ecologicamente sostenibile e ad alto impatto sull’occupazione, finanziato dalle tasse sulle transazioni finanziarie e l’emissione di anidride carbonica, oltre che da project bond e eurobond.

Qui viene fuori la malafede.
L’ERF (European Redemption Fund) è lo strumento per l’europeizzazione dei debiti con emissione di bond europei super garantiti. Peccato che è uno strumento di ricatto, un ladrocinio anticostituzionale.
Questo punto sostiene e condivide la politica dell’oligarchia europea.

5 - Siamo la sola forza alternativa perché esigiamo non soltanto l’abbandono delle politiche di austerità, ma la modifica dei trattati che le hanno rese possibili. Tra i primi: l’abolizione e la ridiscussione a fondo del Fiscal Compact, che promette al nostro e ad altri Paesi una o due generazioni di intollerabile povertà, e la distruzione dello Stato sociale. Promuoviamo un’Iniziativa Cittadina (art. 11 del Trattato sull’Unione europea) con l’obbiettivo di una sua radicale messa in discussione. Chiederemo inoltre al Parlamento Europeo un’indagine conoscitiva e giuridica sulle responsabilità della Commissione, della Bce e del Fmi nell’imporre un’austerità che ha gravemente danneggiato milioni di cittadini europei.

Qui si fa demagogia.
Della serie andiamo in Europa a battere i pugni sul tavolo. Il tavolo non c’è. Perché si attua l’austerity? E’ una domanda semplice e la risposta non è che i trattati l’hanno resa possibile. La risposta è che l’€ prevede le compensazioni tra banche, sistema Target2, per il quale i debiti privati (l’origine della crisi è di debito privato) si trasformano in debiti pubblici e le banche creditrici (tedesche) esigono il rientro dei crediti imponendo politiche ai Paesi debitori. La simmetria economica, e il buon senso, ci suggeriscono che se c’è un irresponsabile debitore ci deve essere stato un incauto creditore altrettanto irresponsabile.

6 – Siamo la sola forza alternativa perché non ci limitiamo a condannare gli scandali della disoccupazione e del precariato, ma proponiamo un Piano Europeo per l’Occupazione (PEO) il quale stanzi almeno 100 miliardi l’anno per 10 anni per dare occupazione ad almeno 5-6 milioni di disoccupati o inoccupati (1 milione in Italia): tanti quanti hanno perso il lavoro dall’inizio della crisi. Il PEO dovrà dare la priorità a interventi che non siano in contrasto con gli equilibri ambientali come le molte Grandi Opere che devastano il territorio e che creano poca occupazione, ad esempio il TAV Torino-Lione e le trivellazioni nel Mediterraneo e nelle aree protette. Dovrà agevolare la transizione verso consumi drasticamente ridotti di combustibili fossili; la creazione di un’agricoltura biologica; il riassetto idrogeologico dei territori; la valorizzazione non speculativa del nostro patrimonio artistico; il potenziamento dell’istruzione e della ricerca.

L’esaltazione della cosmesi: stimolare il lavoro esaltando l’ambiente, ma non funziona.
La crisi del lavoro nei PIIGS è la conseguenza della crisi di domanda interna, l’involuzione della domanda interna dipende dal fatto che le persone preferiscono acquistare un bene succedaneo estero a un prezzo più basso rispetto al bene italiano. Il bene importato ha un prezzo più basso perché la moneta che abbiamo è sopravvalutata rispetto al reale valore della nostra economia, è cioè una moneta sbagliata. Se si immettono soldi nel ciclo del reddito con l’intenzione di creare lavoro e se la moneta continua ad essere sbagliata, si continuerà ad acquistare beni esteri più convenienti, rilanciando il debito estero.
Non si risolve nulla.

7 – Siamo la sola forza alternativa perché riteniamo un pericolo l’impegno del governo di concludere presto l’accordo sul Partenariato Transatlantico per il Commercio e l'Investimento (Ttip). Condotto segretamente, senza controlli democratici, il negoziato è in mano alle multinazionali, il cui scopo è far prevalere i propri interessi su quelli collettivi dei cittadini. Il welfare è sotto attacco. Acqua, elettricità, educazione, salute saranno esposte alla libera concorrenza, in barba ai referendum cittadini e a tante lotte sui “beni comuni”. La battaglia contro la produzione degli OGM, quella che penalizza le imprese inquinanti o impone l’etichettatura dei cibi, la tassa sulle transazioni finanziarie e sull’emissione di anidride carbonica sono minacciate. La nostra lotta contro la corruzione e le mafie è ingrediente essenziale di questa resistenza alla commistione mondializzata fra libero commercio, violazione delle regole, abolizione dei controlli democratici sui territori.

Al lupo, al lupo!!
TTIP, OGM, Mafia, corruzione, pericolo democrazia, allarme ambiente, minaccia al welfare, la finanza speculativa, l’inquinamento in un solo punto.
Comunicazione spicciola per ebeti. Temi importanti meritano attenti approfondimenti, dove sono? Chi li fa’ la Spinelli?
Diego Fusaro: In poche parole, la Spinelli e Tsipras vogliono democrazia, giustizia sociale e libertà dei popoli e, insieme, vogliono mantenere ciò che le rende impossibili, appunto l’odierno dispositivo eurocratico.
Come giustamente ha rilevato Alberto Bagnai, la funzione della moneta unica non è servire i popoli, ma asservirli, rinsaldando il potere dell’oligarchia finanziaria e del grande capitale europeo, cifra macabra di un’Europa finanziaria in cui i popoli e le nazioni non contano più nulla né come soggetto politico, né come soggetto sociale. Se non si abbandona la dittatura della moneta unica, se non si riconquista la sovranità democratica dei popoli e delle nazioni, ogni tentativo di perseguimento della giustizia sociale è inevitabilmente votato allo scacco.
Il progetto eurocratico si rivela organico alla dinamica post-1989 a) di destrutturazione degli Stati nazionali come centri politici autonomi (con annesso disciplinamento dell’economico da parte del politico) e b) di “spoliticizzazione” (Carl Schmitt) integrale dell’economia, trasfigurata in nuovo Assoluto. Dal Trattato di Maastricht (1993) a quello di Lisbona (2007), la creazione del regime eurocratico ha provveduto a esautorare l’egemonia del politico, aprendo la strada all’irresistibile ciclo delle privatizzazioni e dei tagli alla spesa pubblica, della precarizzazione forzata del lavoro e della riduzione sempre più netta dei diritti sociali. Spinelli e Tsipras vorrebbero rimuovere gli effetti lasciando però le cause. Il che, evidentemente, non è possibile.
Finché si permane sul terreno dell’odierna Europa spoliticizzata, non v’è spazio per manovre contro l’austerità e in difesa dei popoli oggi oppressi. Finché non si rimuove la causa dell’ingiustizia, non è possibile sopprimere neppure i suoi effetti. Quando lo capiranno la Spinelli e Tsipras? Quando capiranno che l’Europa dell’euro e del primato assoluto della finanza è esattamente ciò che impedisce e sempre impedirà la realizzazione dell’unione pacifica dei popoli, rispettosi delle differenze e delle tradizioni, delle lingue e delle culture, del valore assoluto degli individui inseriti nelle loro comunità di appartenenza? Quando capiranno quello che già a suo tempo aveva capito Ernst Bloch (cfr. Eredità del nostro tempo), ossia il fatto che l’idea di nazione e di sovranità non è di destra (forse che le grandi rivoluzioni comuniste non sono sorte nel Novecento da questioni nazionali?), ma lo diventa quando la sinistra la abbandona alle destre stesse?

8 - Siamo la sola forza alternativa perché vogliamo cambiare non solo gli equilibri fra istituzioni europee ma la loro natura. I vertici dei capi di Stato o di governo sono un cancro dell’Unione, e proponiamo che il Parlamento europeo diventi un’istituzione davvero democratica: che legiferi, che nomini la Commissione e il suo Presidente, e imponga tasse europee in sostituzione di quelle nazionali. Vogliamo un Parlamento costituente, capace di dare ai cittadini dell’Unione una Carta che cominci, come la Costituzione statunitense, con le parole «We, the people....». Non con la firma di 28 re azzoppati e prepotenti, che addossano alla burocrazia di Bruxelles colpe di cui sono i primi responsabili.

Questa poi……
L’UE non nasce per unire i popoli ma per soggiogarli. Ripeto, ecco che diceva Padoa Schioppa nel 1999: “L’Europa non nasce da un movimento democratico e, per definizione, è un processo che deve essere guidato da una oligarchia”.
La UE è “cosa loro”, che ci fanno della democrazia?
Un ripassino al calcio in culo alla curva di Phillips ovvero all’ossimoro dell’articolo 3 del TUE?
…..L’UE si pone diversi obiettivi fra i quali lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale……..
Vogliamo parlare dell’anticostituzionalità di tutti i trattati da Maastricht in poi?
Povera Costituzione artt. 1, 3, 4, 9, 11, 36, 47, 139, 81 violentato….e altri…….. Poveri noi…..

9 - Siamo la sola forza alternativa a proposito dell’euro. Pur essendo critici radicali della sua gestione, e degli scarsi poteri di una Banca centrale cui viene proibito di essere prestatrice di ultima istanza, siamo contrari all’uscita dall’euro e non la riteniamo indolore. Uscire dall’euro è pericoloso economicamente (aumento del debito, dell’inflazione, dei costi delle importazioni, della povertà), e non restituirebbe ai paesi il governo della moneta, ma ci renderebbe più che mai dipendenti da mercati incontrollati, dalla potenza Usa o dal marco tedesco. Soprattutto segnerebbe una ricaduta nei nazionalismi autarchici, e in sovranità fasulle. Noi siamo per un’Europa politica e democratica che faccia argine ai mercati, alla potenza Usa, e alle le nostre stesse tentazioni nazionaliste e xenofobe. Una moneta «senza Stato» è un controsenso politico, prima che economico.

Dichiarazione di malafede.
A chiacchiere si mette in discussione l’istituzione UE ma non si rileva strategica l’eliminazione dell’€, strumento con cui si è portato a compimento il progetto oligarchico di cancellazione degli Stati sovrani, gli unici capaci di limitare la libera circolazione del capitale e i relativi danni.
Costas Lapavitsas dice: ”… non discutere l’€…..  è esattamente quello che vuole la classe dirigente europea. Perché Syriza dice: "Noi stiamo nell'euro in qualsiasi maniera, succeda quel che succeda, e inoltre saremo radicali". Però la classe dirigente sa che questa opzione è impossibile…”.
L'idea che si possa essere "radicali", ma rimanendo dentro l'euro ad ogni costo, è pari ad una cosciente enunciazione di propaganda, nella più che probabile consapevolezza che ciò sia non solo uno specchietto elettorale per le allodole, ma, peggio, che ciò costituisca un passaggio non trascurabile della strategia von Hayek di instaurazione della Grande Società (a conduzione elitaria germanica).
Eppure Tspiras è greco……

10 – Siamo la sola forza alternativa perché la nostra è l’Europa della Resistenza: contro il ritorno dei nazionalismi, le Costituzioni calpestate, i Parlamenti svuotati, i capi plebiscitati da popoli visti come massa amorfa, non come cittadini consapevoli. Dicono che la pace in Europa è oggi un fatto acquisito. Non è vero. Le politiche di austerità hanno diviso non solo gli Stati ma anche i popoli, e quella che viviamo è una sorta di guerra civile dentro un’Unione che secerne di nuovo partiti fascistoidi come Alba Dorata in Grecia, Jobbik in Ungheria, Fronte Nazionale in Francia, Lega in Italia. All’esterno, poi, siamo impegnati in guerre decise dalla potenza Usa: guerre di cui gli Stati dell’Unione non discutono mai perché vi partecipano servilmente, senz’alcun progetto di disarmo, refrattari a ogni politica estera e di difesa comune (il costo della non-Europa in campo militare ammonta a 120 miliardi di euro annui). Perfino ai confini orientali dell’Unione sono gli Stati Uniti a decidere quale ordine debba regnare.

Cosmesi di livello superiore, parola chiave “Resistenza”.
A chi dobbiamo resistere ai nazionalismi? Mah.....
Quindi questa UE ha fatto disastri, però l’€ va bene, ma attenzione il pericolo è il ritorno dei nazionalismi.
La logica degli idioti, perdonatemi la franchezza.

Qui e nuce nuculeum esse volt, frangit nucem (Tito Maccio Plauto)

Interdum putridum est (Valerio D. B.)


Addendum del 18/04/14 ore 9,10:
Caro Marco tu mi dici "Quando parli di psicoterapia, di deliro, delirium tremens, Comunicazione spicciola per ebeti, logica degli idioti io mi sento offeso....".
Io mi sento offeso quando un partito scrive queste castronerie prive di logica, per me una chiarissima presa per i fondelli, sono molto amareggiato quando trovo qualcuno che ci crede.
Mi pare tuttavia evidente che i miei commenti sono indirizzati a chi ha architettato questa lista civetta, se così non pare mi spiace.
Poi chi ci vuole credere faccia pure, spegnere la logica e aprirsi ai sogni è una scelta.
Anche io mi apro a un vano sogno: "salus populi suprema lex esto".
Precisazioni:
L’euro è utilizzato da 18 dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, da 18 dei 41 Stati europei.
L’euro non è utilizzato da 10 dei 28 Stati membri dell’Unione Europea e da 23 dei 41 Stati europei.
Sono membri dell’Unione Europea 28 dei 41 Stati europei.

Non sono membri dell’Unione europea 13 dei 41 Stati europei.

Conti fatti trascurando la Città del Vaticano, San Marino, Andorra e Principato di Monaco.
L’euro non è l’Europa.
L’euro non è l’Unione Europea.
L'Unione Europea non è l'Europa.

C'è un entità monetaria, l'€, che non è la moneta unica della UE; che c'è un'entità socio-politica (poco socio e pochissimo politica), la UE, che non corrisponde a una identità geografica, quindi fisica, cioè l'Europa.

Piccola sintesi del mio pensiero:
SONO EUROPEISTA E CONTRO L'EURO.
CHI NON RICONOSCE LA RATIO DEL PROBLEMA E LO STRUMENTO UTILIZZATO PER ATTUARE TALE DISEGNO E' CONTRO I POPOLI EUROPEI.
TSIPRAS NON LI RICONOSCE, E' CONTRO I POPOLI E PRO OLIGARCHIA.

Alla via così


mercoledì 9 aprile 2014

ERF: COLONIA ITALIA ULTIMO ATTO ?

Siamo all'epilogo del dramma italiano. Dopo averci fatto stravolgere Costituzione e Leggi, dopo averci convinto che siamo dei sottosviluppati, che siamo immorali, che solo il vincolo esterno ci avrebbe migliorati, ora parte l'assalto finale a quel che rimane di uno degli Stati più industrializzati al mondo. Mentre il collaborazionista Renzi ci distrae con le sue bambocciate, quelli che veramente comandano si manifestano con l'ERF (European Redemption Fund).
Pubblico l'articolo del Prof. Rinaldi uscito ieri su www.formiche.net .
Altre notizie le potete trovare qui e qui e qui .


Ecco cosa ci aspetta dopo le elezioni europee: il micidiale ERF


Mentre i candidati di tutte le compagini politiche alle prossime elezioni per il rinnovo quinquennale del Parlamento Europe già fanno a gara, con sfumature diverse, nel professarsi critici contro questa aggregazione monetaria e verso ogni cosa provenga dai palazzi di Bruxelles, gli eurocrati stanno preparando in silenzio la più micidiale delle trappole a danno dei paesi eurodotati; una sorta di punto di non ritorno nei confronti della totale abdicazione delle residue sovranità nazionali.E’ drammatico, e nel frattempo stesso patetico per le sorti del Paese, il modo con cui molti esponenti politici italiani trattano argomenti economici pubblicamente senza averne le più che minime conoscenze tecniche e ignorando completamente i vincoli e i dettami sempre più pressanti imposti dalle regole dei Trattati sottoscritti.

DAL TRATTATO DI MAASTRICHT AL FISCAL COMPACT

Cerchiamo però di spiegarci meglio. Il “vecchio” Trattato di Maastricht, firmato nel 1992 e ribadito da quello di Lisbona entrato in vigore nel 2009, prevedevano essenzialmente la possibilità dell’indebitamento massimo del 3% rispetto al rapporto con il PIL e il contenimento del debito non oltre il 60%, sempre secondo l’indicatore della crescita. Successivamente si sono voluti irrigidire ulteriormente questi criteri di convergenza, introducendo il Trattato sulla Stabilità, meglio conosciuto come Fiscal Compact, dove veniva introdotto il principio del pareggio di bilancio, quindi la non più possibilità per uno Stato membro di ricorrere all’indebitamento, inserendo il vincolo anche nel dettame costituzionale, e una metodologia precisa e pianificata per il rientro delle eccedenze delle porzioni di debito pubblico superiori al citato 60% nel limite temporale di venti anni.

IL FISCAL COMPACT SECONDO IL PROF. GUARINO

Premesso che l’Italia è stato per ora l’unico Paese dei 25 firmatari ad averlo inserito in costituzione (art.81), ricordiamo che l’impianto del Fiscal Compact è illegittimo secondo le puntuali deduzioni del prof. Giuseppe Guarino, in quanto lo stesso testo precisa che si applica se non in contrasto con altri Trattati su cui si fonda l’Unione Europea (art.2) mentre questi ultimi specificano chiaramente che il limite dell’indebitamento è del 3% (art. 104 c di Maastricht e art.126 di Lisbona) e non lo 0% come invece recita l’art. 3, n.1, lett.a del Trattato in questione.

IL MICIDIALE, ULTERIORE, MECCANISMO AUTOMATICO

Ma la bruciante crisi economica che da più di 5 anni attanaglia l’eurozona e che ha fatto precipitare tutti i dati macroeconomici, ha indotto la Commissione Europea ad “escogitare” un micidiale ulteriore meccanismo automatico per il rispetto delle regole previste dal Fiscal Compact che altrimenti rischiavano di rimanere lettera morta se affidate solamente alle “volontà” dei rispettivi governi nazionali.    

LA SORPRESINA POST ELETTORALE ESCOGITATA DA BARROSO

Pertanto, mentre per soddisfare i fabbisogni finanziari in regime di “pareggio di bilancio”, per noi tollerato al 0,5%, dovremo far ricorso solo ed esclusivamente a tagli della spesa pubblica e/o aumenti della pressione fiscale a carico delle famiglie e del sistema delle imprese che saranno in questo modo considerati a tutti gli effetti i soli “prestatori di ultima istanza” e non come in tutto il resto del mondo dove questa funzione è svolta correttamente e proficuamente dalle proprie Banche Centrali, per ottemperare lo scoglio della riduzione del debito, la Commissione guidata da Barroso ci ha riservato una bella sorpresina post elettorale. Non guasta ricordare comunque in questa sede che la spesa primaria, cioè al netto degli interessi sul debito, è già comunque inferiore alla spesa sostenuta dalla media dei Paesi dell’eurozona, essendo minore a quella di paesi come la Francia, Finlandia, Austria, Belgio, Germania e Olanda (dati ufficiali AMECO) e che pertanto il futuro reperimento di fabbisogni finanziari sarà soddisfatto con sempre maggiore ricorso alla fiscalità e circostanziando il problema della spesa a criteri qualitativi e non quantitativi.

LE VARIE INTERPRETAZIONI

Poi c’è la questione sulla data di applicazione del Fiscal Compact perché anche qui piovono interpretazioni: nei gineprai dei Regolamenti europei ne spunta uno, il 1467/97 e successivi, che ci dà una piccola mano in quanto prevede che uno Stato membro, soggetto precedentemente a una procedura per disavanzi eccessivi, soddisfa i requisiti per un triennio a decorrere dalla correzione. Pertanto, essendo stata chiusa la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia il 29.5.13, secondo l’interpretazione della Banca d’Italia dovrebbe scattare dal 2015, perché le lancette le fa partire dal momento dell’inizio della manovra correttiva avvenuta nel 2012, mentre per il Ministero dell’Economia dal 2016, poiché considera invece la chiusura della procedura d’infrazione del maggio 2013!

QUANTO CI COSTERA’ LA STANGATA

In ogni caso se volessimo ad oggi simulare l’entità delle risorse necessarie per soddisfare la riduzione dell’eccedenza del debito così come previsto dal F.C. e tenendo conto dei dati previsionali forniti dal FMI sulla dinamica del debito e del PIL nel 2014 e 2015 nel nostro Paese, dovremmo reperire 38,4Mld di euro, ma a conti fatti potrebbero essere molti di più perché le elaborazioni che in genere fornisce il FMI sulla crescita si sono rivelate essere sempre troppo ottimistiche e non veritiere.

IL FAMIGERATO RUOLO DI UN COMITATO DI ESPERTI…

Ma in ogni caso il Fiscal Compact, almeno come lo conosciamo ora, quasi sicuramente subirà una terrificante evoluzione perché essendo la Commissione Europea conscia che in pochi riusciranno a rispettarlo, ha incaricato un Comitato di esperti di redigere un altro “pilota automatico” per il suo rispetto tecnico. Questo Comitato, composto da 11 titolati economisti europei di cui neanche uno italiano e presieduto dall’integerrima ex banchiera centrale austriaca Gertrude Trumpel-Gugerell, ha terminato i lavori a fine marzo facendo propria la proposta del German Council of Economics Expert avanzata alla fine del 2012 che prevede la costituzione di un Fondo Europeo di Redenzione, ovvero l’ERF, acronimo di European Redemption Fund. Questa proposta, su cui il sottoscritto era già sulle tracce già un anno fa, tanto da inserirla a pag.164 del saggio “Europa Kaputt” del giugno 2013, è stata presa a totale riferimento nel lavoro degli esperti incaricati da Bruxelles per ridurre coercitivamente le eccedenze di debito senza possibilità di moratorie e con modalità automatiche.

ECCO CHE COS’E’ IL FAMIGERATO ERF

Il micidiale ERF funziona essenzialmente in questo modo: tutti gli Stati aderenti conferiscono a un Fondo specifico le eccedenze delle porzioni di debito superiori al 60% del PIL e lo stesso Fondo, per finanziarsi e tramutare i titoli nazionali con quelli con garanzia comune, emetterà sul mercato dei capitali una sorta di super eurobond al cubo e avvalendosi della tripla A, concessa dalle Agenzie di rating alle emissioni della UE, potranno godere di tassi presumibilmente più bassi rispetto a quelli di molti paesi “periferici”.

GLI EFFETTI NEFASTI PER L’ITALIA

Ma siccome nessuno ti regala nulla per nulla, tantomeno i ragionieri esattori europei, in cambio viene pretesa a garanzia l’asservimento dei rispettivi asset patrimoniali nazionali, riserve valutarie e auree e parte del gettito fiscale (es. IVA). In questo modo si firmano cambiali in bianco e la riduzione del debito avverrà automaticamente con la vendita dei  beni patrimoniali seguendo la logica del curatore fallimentare più orientata a soddisfare i diritti del creditore che del debitore se non si sarà in grado di versare gli importi previsti ogni anno e per vent’anni! Praticamente per noi una specie di euro Equitalia esattrice-liquidatrice o come avviene con la cessione del quinto stipendio, rimanendo però con il residuo del debito (il 60%) da onorare senza più contare sul “collaterale” patrimoniale!

LA TRISTE FINE DELLE PARTECIPAZIONI DI STATO

Le partecipazioni di ENI, Finmeccanica, Poste, ENEL ecc., beni immobiliari pubblici, riserve auree e valutarie, saranno liquidate automaticamente con il pericolo che saranno letteralmente svendute a favore dei soliti noti, per soddisfare il criterio della riduzione ventennale del debito, visto che attualmente la nostra eccedenza di debito ammonta a circa 1170 Mld., pari al 73% del PIL essendo ora al 133%.

LA TOTALE ABDICAZIONE DELLA SOVRANITA’

Inoltre in questo modo il nostro debito, anche se attualmente espresso in euro, ma di fatto valuta per noi estera in quanto non la stampiamo, almeno è ancora sotto la giurisdizione italiana, mentre con la conversione in emissioni comuni (eurobond), si tramuterebbe in giurisdizione internazionale e non più convertibile in valuta nazionale in caso di uscita poiché non più applicabile il principio di Lex Monetae previsto dagli artt.1277 e 1278 del nostro codice civile. Si tratterebbe dell’abdicazione più totale di qualsiasi residuo di sovranità e saremo depredati di tutto il nostro patrimonio pubblico. E poi per la nota massima “Moneta buona scaccia la cattiva”, il residuale di debito del 60% sul PIL, che rimarrebbe comunque in nostro carico, subirebbe un forte deprezzamento in termini di tassi pur espresso sempre in euro!Ma possiamo star pur certi che la nostra classe politica, già fortemente deficitaria sulla conoscenza del funzionamento del Fiscal Compact nonostante l’abbia votato e inserito in Costituzione, ignora completamente cosa stiano tramando a Bruxelles e la decisione politica sull’applicazione dell’ERF, il cui iter è da scommettere inizierà un minuto dopo la chiusura delle urne il 25 maggio prossimo, li troverà totalmente impreparati.Ma questa volta c’è in gioco il destino, il futuro e l’identità del nostro Paese e sono certo che la corretta informazione preventiva farà in modo che la coscienza dei cittadini italiani compenserà l’incapacità dimostrata fino ad ora dalla classe politica nel non comprendere l’irreversibilità di certe scelte scellerate!

giovedì 3 aprile 2014

Non si fa' un referendum contro lo stupro......

Il titolo di questo post è tratto da un commento su twitter di Luciano Barra Caracciolo sul punto di vista del M5S sull'€.
Basterebbe solo il titolo per sintetizzarne il contenuto.
Sono per la ricerca della chiarezza, pertanto espongo un paio di punti di vista sul tema.
Il 2 aprile 2014 sul sito di Grillo esce un post intitolato "Il Referendum sull'Euro" che riporto integralmente:


L'Italia ha perso la sua sovranità monetaria senza che i cittadini fossero interpellati. Nessuno ci ha spiegato i pro e i contro, i rischi e le opportunità e un eventuale piano B di uscita in caso di fallimento. Hanno espropriato gli italiani della loro moneta trattandoli da sudditi. Per questo motivo è necessario dare loro la parola con un referendum che, come spiegato nell'articolo che segue, è fattibile ed è legittimo. In alto i cuori!

"È con l'istituto tipico della democrazia diretta - il referendum - che i cittadini italiani, il 18 giugno 1989, sono stati chiamati a pronunciarsi sul potenziamento del ruolo dell'Europa, «affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità».
In altri termini, con la Legge Costituzionale 3 aprile 1989, n. 2, è stato formalmente indetto un referendum popolare di indirizzo, non meramente consultivo, attraverso il quale è stata richiesta la legittimazione popolare per il trasferimento di sovranità dallo Stato italiano all'Unione europea (allora Comunità).
Ecco dunque che, nel solco già tracciato, potrebbe tranquillamente essere indetto, con legge costituzionale, un nuovo referendum di indirizzo, per sottoporre ai cittadini italiani il seguente quesito: «Ritenete voi che si debba procedere all'uscita dell'Italia dall'utilizzo dell'EURO?».
La legge costituzionale istitutiva di un referendum di indirizzo ad hoc avrebbe il pregio di neutralizzare i possibili rischi derivanti da un referendum abrogativo ed, in particolare, dalle esplicite esclusioni previste dal vigente articolo 75 Cost.
In ogni caso, oltre all'aspetto formale, un referendum sulla permanenza del nostro Paese nell'area della moneta unica non farebbe altro che concretizzare il principio cardine del nostro regime democratico, solennemente sancito nel primo articolo della Carta Costituzionale repubblicana, secondo cui «La sovranità appartiene al popolo». Al popolo sovrano, dunque, la parola!"

M5S Senato


L' 8 dicembre 2013 sul sito www.kappadipicche.com uscì un post dal titolo "Referendum sull'Euro: un colpevole equivoco?" che esprime validamente ancor oggi tutte le perplessità sul punto di vista del M5S sia dal punto di vista giuridico che politico. Eccolo:


Uno dei temi più utilizzati dalla retorica politica dei massimi esponenti del Movimento 5 Stelle è rappresentato dalla volontà di proporre un referendum abrogativo sull’adesione dell’Italia all’Euro. Il tema della moneta unica sta occupando sempre più spazio nel dibattito politico ma permangono ancora alcuni equivoci, sia sulla responsabilità dell’Euro nello sviluppo della crisi sia sui meccanismi di uscita a disposizione degli attuali Paesi aderenti.

Non potendoci occupare per ragioni di spazio dell’Euro quale acceleratore della crisi economica, affronteremo la possibilità o meno di proporre un referendum abrogativo. E’ stato infatti sostenuto che, in forza del principio di democrazia diretta offerto dall’articolo 75 Cost., i cittadini potrebbero essere chiamati alle urne per scegliere liberamente se rimanere o, al contrario, abbandonare l’unione monetaria. Infatti il citato articolo stabilisce, al suo primo comma, che “è indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”. Una volta indetto, la legge oggetto del referendum è abrogata se l’elettorato partecipa a maggioranza degli aventi diritto ed è al contempo raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. E fino a qui non sembrerebbero esserci problemi.

Tuttavia la disciplina del referendum è circondata da una serie di limiti oggettivi in merito agli atti esclusi dalla volontà popolare che rendono la proponibilità stessa del referendum abbastanza ardua. Tali limiti sono inclusi al secondo comma dell’articolo 75 Cost., il quale recita: “non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.
Sposando un’interpretazione letterale e forse un po’ superficiale del dato normativo costituzionale, si potrebbe concludere che le leggi di introduzione dell’Euro (Legge 17 dicembre 1997, n. 433 e successivi D.lgs 10 marzo 1998 n. 43, D.lgs 24 giugno 1998 n. 213, D.lgs 26 agosto 1998 n. 319 e D.lgs 15 giugno 1999 n. 206), non essendo esse stesse leggi di ratifica di trattati internazionali (il Trattato di Maastricht è stato ratificato nel nostro ordinamento per mezzo della legge n. 454/1992), non ricadrebbero nel divieto opposto dal secondo comma dell’articolo 75 Cost.
I fautori del referendum sostengono questa linea interpretativa ignorando però un risalente indirizzo giurisprudenziale della Corte Costituzionale, la quale già a partire dalla famosa sentenza n. 16 del 1978, ha inteso, in virtù dei poteri ad essa attribuiti dall’articolo 2, comma 1 della Legge Costituzionale n. 1/1953, restringere l’ambito applicativo del giudizio di ammissibilità sui referendum abrogativi mediante elaborazione di ulteriori limiti oggettivi. Dunque, la Consulta ha ritenuto di escludere dal referendum:
(i) con riguardo alla materia tributaria, tutte le norme che disciplinano “il rapporto tributario nel suo insieme”, vale a dire che riguardano tanto il momento costitutivo dell’imposizione, quanto il momento dinamico del rapporto, cioè l’accertamento e la riscossione del tributo con la precisazione che l’esclusione non comprende in genere “le leggi di spesa” (sentenza n. 51 del 2000, riguardante la ritenuta alla fonte) e,
(ii) con riguardo alle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, le leggi di esecuzione dei trattati internazionali e le leggi attuative e produttive di effetti strettamente collegati all’ambito di operatività dei trattati stessi: infatti, l’eventuale abrogazione di tali leggi esporrebbe lo Stato a responsabilità di diritto internazionale. Allo stesso modo, è stata altresì dichiarata l’inammissibilità di proposte referendarie che mirassero ad abrogare leggi aventi lo scopo di soddisfare obblighi derivanti dalla partecipazione all’Unione Europea. In virtù delle considerazioni appena svolte pertanto il dato conclusivo che si ricava è una sostanziale intangibilità di qualsiasi provvedimento esecutivo, antecedente o successivo all’adempimento di obblighi provenienti da organismi sovranazionali ai quali l’Italia partecipa.

Pertanto, l’interrogativo che va posto è se la reiterata sollecitazione a proporre un referendum sull’Euro sia frutto di semplice ignoranza o se al contrario rappresenti un abile mezzo ad uso di un disegno politico ben più ampio.
In entrambi i casi gli effetti sarebbero gravemente dannosi: nel primo caso si dovrebbe certificare l’inadeguatezza di una classe dirigenziale del movimento incapace di interpretare correttamente semplici dati normativi; nel secondo, la questione assumerebbe tinte decisamente più fosche.
Si potrebbe infatti immaginare che il tema dell’Euro sia stato utilizzato per conquistare consensi ed al contempo prendere tempo, mascherando dietro al continuo rinvio del referendum la reale volontà dei quadri dirigenziali del movimento.



Oggettivamente la ratio del secondo post sembra essere decisamente più centrata e competente.
Io la condivido.
Sono amareggiato, pertanto, dall'occasione perduta relativa al contributo che il M5S poteva dare alla riconquista della democrazia in Italia, e che ha scelto di non dare.
D'altronde Casaleggio ha espresso chiaramente il suo pensiero pro Euro qui, ma non vuole perdere i voti degli euroscettici e quindi mente sapendo di mentire.
Si rifugia in un referendum improponibile tecnicamente con l'aggravante di ignorare quel che la scienza economica dice dal 1957 (James Meade, teoria delle Aree Valutarie Ottimali).

L'€ è uno strumento in mano al capitale per l'asservimento dei popoli.
Lo stupro è un atto da vigliacchi per l'asservimento dei più deboli.

Voi lo proporreste un referendum contro lo stupro?

martedì 1 aprile 2014

La Goofynomics di Alberto Bagnai

Dalla trasmissione Mizar su RAI 2 del 30 marzo 2014 hh 1,30



Euro: In Economia il fallimento di qualcuno è sempre la vittoria di qualcun altro...............