Pubblico un bellissimo ed esplicativo post di Orizzonte48 (Luciano Barra Caracciolo) sulla sempre più confermata similitudine tra i fatti storici accaduti nel 1943 e quelli che stiamo vivendo in questi tempi.
La teoria è chiamata ipotesi frattalica (qui, qui e qui) nella quale le date di riferimento sono il 25 luglio del 1943 (caduta del governo Mussolini e suo arresto) e l'8 settembre 1943 (armistizio e fuga di Badoglio con il Re, senza che sia stato predisposto alcun piano per fronteggiare le truppe tedesche stanziate in Italia e sui fronti fino a quel momento comuni di guerra).
Oggetto dell'analisi politico-economica sono le misure economiche pro-cicliche, e la retorica politica che le accompagnano, dell'attuale infima classe politica italiana che, obbedendo come "liberi collaborazionisti" ai diktat eurogermanici, porteranno inevitabilmente al collasso il nostro Paese.
Un suicidio imminente, non si scherza più........nonostante inviti sempre più frequenti, e finora vani, a rinsavirsi.
AGGIORNAMENTO FRATTALICO:
VERSO IL 25 LUGLIO OVVERO "DEL SUICIDIO IN DIRETTA"
1. Interrompiamo momentaneamente i post
su "Le incerte opzioni di salvezza..." per fare un
intermezzo frattalico che ci pare senz'altro pertinente.
Fissiamo subito i punti:
- la aperta pretesa di disattivazione della sovranità democratico-costituzionale italiana non accenna ad attenuarsi alla luce della recentissima presa di posizione del Consiglio Europeo circa le esigenze di interventi fiscali correttivi, ulteriori, in Italia;
- nonostante il deteriorarsi della situazione occupazionale italiana (e dell'area UEM intera, peraltro), nessuna pallida concessione all'esistenza di un problema di caduta della domanda interna viene minimamente affrontato da Bruxelles, come se le elezioni al Parlamento UE, e lo avevamo anticipato sebbene in versione quasi-ottimistica, non avessero segnalato un diffuso malcontento dei popoli su questa specifica spiegazione della crisi;
- il presupposto da cui muove la risoluzione-raccomandazione del Consiglio sulla situazione italiana è che il pareggio di bilancio, per quanto ritardabile al 2016, sia il perno unico e solo di ogni possibile politica economico-fiscale;
- questa linea inequivocabilmente ribadita riflette l'assoluta egemonia tedesca nell'imporre le politiche UEM e, considerata l'unicità del rigore sul deficit pubblico imposta all'Italia, ribadisce che noi, proprio noi, siamo considerati l'oggetto principale ed essenziale del fiscal compact (non certo il paese che, per dimensione, ne costituisce la più vistosa e prolungata deviazione, cioè la Francia);
- l'acquiescenza a questo "fatto politico", sempre più manifesto, può derivare solo dalla scelta politica interna, italiana, di considerare tale egemonia un interesse prevalente su quello nazionale, e, quindi, nei fatti più che concludenti, l'esistenza di un Asse Roma-Berlino che ci vede ormai come alleati del tutto asserviti all'interesse della Nazione più forte;
- gli effetti pratici di ciò, che cercheremo sinteticamente di analizzare (richiamando analisi già in gran parte effettuate) portano alla debellatio economica italiana, in una situazione equivalente a quella di un paese militarmente occupato, come nella seconda parte del 1943;
- l'esatto riprodursi di questa situazione pone il potere governativo italiano in una situazione che, trasposta dal piano militare a quello finanziario (in cui la Storia si sta ripetendo in "farsa"...non particolarmente incruenta, peraltro), è inevitabilmente analoga a quella che nel giugno 1943 si poneva per il regime fascista. La corrispondenza di "congiunture" può essere cronologicamente più o meno precisa, ma la sostanza rimane straordinariamente simile.
2. Vediamo cosa ci chiede, in concreto,
questa nuova "lettera" quasi-estiva - che probabilmente
preannuncia una escalation di diktat opportunamente reiterati "sotto
l'ombrellone".
Eccone i passaggi salienti (tratti da
una riproduzione su twitter):
Dunque rimane fermissima la priorità
inderogabile, fissata dal fiscal compact, del "raggiungimento
degli obiettivi di bilancio".
Prescindiamo dalla praticabilità di
una revisione-rinegoziazione di tale trattato intergovernativo (non
ascrivibile a rigore tra quelli "europei"), dato che
l'attuale presa di posizione del Consiglio esclude, se mai ci fosse
stato bisogno di chiarirlo, ogni spazio di trattativa.
Il "non liquet" di Bruxelles sullo spostamento del pareggio di bilancio al 2016 - cioè non
bocciato ma neppure approvato, dopo la lettera di Padoan dell'aprile scorso- non può essere considerato in nessun modo una concessione:
in primo luogo perché, appunto, non è sanzionato da alcuna
approvazione ufficiale, in secondo perché la nuova "raccomandazione"
si àncora agli obiettivi di bilancio del DEF, e quindi, nella
sostanza (usando la logica!), si esprime come se la lettera di Padoan
non ci fosse stata, dato che quest'ultima, notare bene, era una
correzione del DEF sia sotto il profilo del pareggio di bilancio, sia
sotto quello della indicazione di una minor crescita 2014, stimata
ufficialmente in +0,3 anziché nel +0,8 in precedenza indicato nello
stesso DEF.
3. Insomma, se quella che avevamo
definito "burla" o "vaudeville" sta virando in
tragedia, quali pallide possibilità di successo nel "battere i
pugni sul tavolo" si possono mai prospettare, anche scontando la
presunta utilità della presidenza del "semestre europeo"
già abbondantemente smentita da quella finora esercitata dalla
Grecia?
E vediamo perché la virata è verso la
(ridicola) tragedia di un alleato improvvidamente legato al carro
tedesco che tira potentemente verso una direzione che, come premesso,
è antitetica al nostro interesse nazionale, e cioè la finale
deindustrializzazione italiana condita dalla escussione del suo
patrimonio pubblico e privato (il famoso "tacchino da
spennare").
Partiamo da un dato: la crescita, ci
viene detto dal massimo e più recente livello governativo in materia
economica, sarà allo 0,3% del PIL.
Ma la lettera di Padoan faceva
riferimento al quadro delle misure già varate e che, a quel momento,
si sarebbero rivelate sufficienti per garantire un "certo"
raggiungimento degli obiettivi di bilancio, cioè dandosi
simultaneamente per scontata una "deviazione" nel 2014
dagli stessi obiettivi.
Si tratta, nell'ipotizzare tale
deviazione, evidentemente, dello scontare "qualcosa" che,
preannunciava Padoan in aprile, doveva motivare questa stessa
deviazione: si può dire, senza mancare di obiettività, che si
trattava di...esigenze elettorali, concretizzatesi nei famosi "80
euro in busta paga", che avrebbe allentato il rigore. Peraltro,
da un lato, servendo al suo scopo di un successo elettorale
ragguardevole, dall'altro, fallendo ogni attivazione di una crescita
aggiuntiva.
Quest'ultima deduzione è cruciale: se
la deviazione "elettorale" si accompagnava alla stima di
una minore crescita, vuol dire inevitabilmente che Padoan scontasse,
già ad aprile, l'effetto delle misure già intraprese, tra cui la
aggiuntiva tassazione sugli immobili creata dalla TASI (e, prima,
dalla nuova TARES, per tacere delle sovraimposte locali sull'IRE);
significava, cioè, che la crescita allo 0,3 già scontava questa
"riappropriazione" della elargizione elettorale nei suoi
effetti sulla domanda aggregata.
E questo in particolare sui consumi che
infatti già si preannunziano, secondo l'Istat, in calo vistoso,
"cautelativo", rispetto ad ogni previsione, smentendo ancor
più clamorosamente le stime del DEF e del governo Letta . Ma
soprattutto smentendo l'effetto sbandierato dal governo degli "80
euro" (che tutt'al più compensa in parte, senza un saldo
positivo, l'effetto negativo della tassazione già programmata).
4. Ora, invece, la raccomandazione UE
quantifica in ulteriori 0,6 (0,7 che mancano all'appello per l'UE -0,1 indicati dal nostro governo) punti di PIL la correzione fiscale
da intraprendere entro il 2014.
Si tratta di una manovra da oltre 9
miliardi (9,4 alle stime attuali del PIL).
Come dovrebbe impattare sulla nostra
economia e, quindi, sulla prevista crescita dello 0,3 (accreditando
la precedente stima di Padoan, secondo noi persino ottimistica)?
Dunque, la auspicata ulteriore
tassazione dei consumi dovrebbe appuntarsi sulle "aliquote
ridotte", cioè su, ad es;, generi alimentari di largo consumo e
libri.
Per capirsi, aspettatevi di vedere
colpiti i consumi più difficilmente comprimibili e di assistere a
un'ulteriore ondata di chiusura di rivenditori alimentari fuori dalla
grande distribuzione nonché, ovviamente, di librerie. Con un non
trascurabile effetto sulla occupazione.
Il gettito aggiuntivo che ne
deriverebbe potrebbe essere persino modesto se non negativo, come
attestano i dati diffusi dallo stesso Ministero dell'Economia
rispetto ai precedenti incrementi delle aliquote IVA. Forse quello
che si vuole ottenere è una "ripresina" dell'inflazione
(dato il peso relativo dei beni colpiti sul paniere) o forse una
contrazione ulteriore delle importazioni, dato che i generi
alimentari sono in mano alla produzione estera che, non a caso,
controlla la parte essenziale della grande distribuzione.
5. Per quanto riguarda gli immobili, si
avrebbe la (già programmata) revisione delle rendite catastali "in
linea con gli attuali valori del mercato".
E qui sta un grande busillis: l'idea
propinataci è che la tassazione patrimoniale colpisca i ricchi e
incida modestamente sui redditi e sui consumi, per cui un aumento
delle BASI IMPONIBILI delle varie imposte patrimoniali sugli immobili
avrebbe un trascurabile effetto recessivo.
Molti accettano questa impostazione
salvo prendere atto che il senso comune ci dice che le cose non
stanno così.
Andiamo con ordine: la legge delega per
la revisione del sistema fiscale è stata già approvata nel febbraio 2014 e già prevede la riforma del catasto.
Ma la cosa non è priva di problemi applicativi: l'operazione di rivalutazione di circa 60 milioni di
immobili (di cui 33 milioni di abitazioni, tanto per capire quanto
ricchi e "minoritari" siano i contribuenti interessati),
dovrebbero durare 5 anni (secondo la stima del Sole24h stesso)!
Per di più gli organi tecnici già
incaricati da Monti stanno lavorando già da almeno due anni, il che
significa che i valori riferiti agli "anni precedenti"
all'entrata in vigore dei futuri decreti attuativi sarebbero
determinati con riferimento ad una situazione del mercato che,
semplicemente, non c'è più: cioè ignorando il calo dei valori
immobiliari accumulatosi dal 2012 e in accelerazione fino ai nostri
giorni. Secondo l'Osservatorio dell'Agenzia delle entrate, i prezzi
sono calati, in aggiunta al trend già in corso, nel solo 2013,
dell'8.9%.
6. Questo bollettino di guerra non
sposta di un millimetro l'atteggiamento di Bruxelles. Converrà
allora ricordare quanto già analizzato in precedenza:
a) "... data la difficoltà di
stimare le basi imponibili (asseritamente) "di mercato",
cioè corrispondenti all'ammontare effettivo di ricchezza che si
vuole colpire, il super-prelievo sugli immobili, sempre nella logica
della "illusione finanziaria", pare attualmente affidato
più che ad una (sempre possibile) tassazione straordinaria
aggiuntiva, al ben più "smooth" strumento della revisione
delle rendite catastali sulla base dei prezzi di mercato rilevati
negli anni precedenti (ovviamente).
b) Ciò, infatti, dovrebbe portare
l'insieme cumulato delle attuali tasse a titolo patrimoniale (incluse
quelle incidenti periodicamente sulle plusvalenze e sui
trasferimenti) a livelli praticamente raddoppiabili: e con essi,
appunto raddoppiando o almeno aumentando sensibilmente il gettito.
Cosa che, tatticamente, devastando in direzione prociclica un mercato
che ha già scontato flessioni dei prezzi intorno al 25% dai picchi
ante-crisi, parrebbe, "ricardianamente", più che
sufficiente per trasformare il pregresso risparmio delle famiglie: e
cioè in entrate dello Stato da girare essenzialmente a
garanzia/pagamento dei creditori esteri, nonché a deprimere i prezzi
a favore (oggettivamente) degli acquirenti stranieri, dotati di
capitali, che volessero investire vantaggiosamente in Italia
(fenomeno in corso e intenzionalmente incentivato dai nostri
governi)."
c) Per quanto concerne la ricchezza
reale, secondo Bankitalia, (essenzialmente abitazioni e altri
immobili), la propensione marginale al consumo delle famiglie
italiane è pari a circa 2,5 centesimi per ogni euro di ricchezza
reale." Dunque una patrimoniale che innescasse una perdita anche
solo del 10% del valore reale degli immobili (via credit crunch o
tassa ricorrente) produrrebbe una calo di 12 miliardi in meno in
termini di consumi. (5000mld*10%*2,5%=12,5miliardi)."
Partendo da queste premesse, l'ennesimo
"fate presto" dettato dall'Europa in termini di aumento
delle rendite immobiliari, potrebbe condurre più che ad una
revisione sistematica delle stesse in base alla lunga e difficile
riforma del catasto, alla solita fissazione di un ulteriore
"moltiplicatore" delle rendite già vigenti: poniamo un 20%
di aumento di quelle che sono le attuali basi imponibili e del
conseguente relativo gettito. in pratica ciò significa che, in
questa situazione congiunturale, il prezzo degli immobili potrebbe
ben calare con un'elasticità praticamente pari ad 1, realizzando tra
il 2014 ed il 2015 (dipende anche dal "panico" con cui
verrà scontata la nuova tassazione) un calo ulteriore di valori di
circa il 18-20%.
Quest'ultimo, rapportato alla
propensione marginale consumo della ricchezza reale ed al valore
stimato correntemente da Bankitalia (fino a ieri ovviamente), di
circa 5.500 miliardi, significherebbe oltre 1.000 miliardi di perdita
di valore (stimati prudenzialmente).
A cui conseguirebbe una contrazione dei
consumi - aggiuntiva a quella determinata dalla sottrazione di
reddito in sé, cioè necessaria per corrispondere gli aumentati
tributi- di circa 25 miliardi.
Si tratterebbe, in un mercato già
stressato ai suoi minimi termini, di un effetto recessivo pari a
circa 2 punti di PIL (considerati gli effetti complessivi di
ulteriore tassazione e contrazione dei consumi per..."effetto
ricchezza" al contrario).
Il che porterebbe, a voler considerare
buona la precedente stima di crescita dello 0.3 nel 2014, - ed
isolando questa sola voce di nuove misure fiscali- una recessione
2014 praticamente certa e un ritorno di essa nel 2015, per almeno 1,7
punti.
Questa "decrescita" è
stimabile scaglionando gli effetti pro-rata in tale biennio, a
seconda del momento di riscossione delle relative imposte, di cui si
aumenta la base imponibile.
E non consideriamo gli ulteriori
effetti dei tagli di spesa della spending review che dovrebbero
subentrare in corso d'esercizio nello stesso anno, nonché gli
effetti, da compensare in bilancio, delle minori entrate correnti per
utili non più percepiti dallo Stato a causa delle privatizzazioni!
7. Non indaghiamo oltre e ci limitiamo
a sottolineare che se il governo, pur rafforzato (pare) da queste
elezioni europee, seguisse la linea dettata dall'Europa, il disastro
sarebbe di dimensioni tali da equivalere ad un suicidio: rammentiamo,
oltretutto, che con un calo di PIL di circa 2 punti, per quanto
ripetiamo distribuibile sul 2014-2015, le entrate "aggregate"
(cioè derivanti dalla pressione fiscale complessiva sulla base
imponibile nazionale) diminuirebbero di almeno 0,45 punti di PIL,
peggiorando il saldo del deficit in misura corrispondente e facendo
saltare gli "obiettivi di bilancio" sia del 2014 -che
l'Europa intendeva correggere!- sia, ancor più, del 2015.
E l'Europa sarebbe ben capace, come ha
fatto costantemente fino ad oggi, di addossarne la colpa all'Italia
che non fa altro che osservare le sue imposizioni!!!
8. Per tornare alla ipotesi frattalica
da cui siamo partiti, poiché il "suicidio"
politico-economico è un'alternativa che dovranno considerare
concretamente pure gli attuali "inconsapevoli"
(eufemisticamente) membri della compagine di maggioranza, la
prospettiva di un 25 luglio, rispetto alla morsa tedesca notificata
via "€uropa", parrebbe una conclusione quasi inevitabile.
E magari proprio nella stessa fase
estiva. O forse qualche mese più in là, poco importa ai fini
pratici della "traiettoria" frattalica...
Altrimenti, rassegnamoci al suicidio
collettivo (sancito, ci dicono, dai numeri elettorali) e attendiamo
fiduciosi le mirabolanti misure anticonvenzionali di Draghi...che non sortirebbero alcun effetto tempestivo (anche applicando la "Taylor Rule") sulle certezze distruttive che ci infligge l'Europa...della pace tra i popoli.
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