lunedì 7 settembre 2015

MIGRAZIONE DI MASSA COME ARMA DI RICATTO E OPPORTUNISMO

Sempre più preoccupato di come stanno andando le cose in Italia e in Europa, torno a cercar di diffondere fatti e analisi razionali non influenzate dalla propaganda del "più Europa" che ci sta trainando, attraverso delle scelte socioeconomiche irrazionali, verso un sempre più probabile futuro conflitto.
A parte questa doverosa premessa lascio la parola a chi per acume e preparazione migliori è arrivato prima a scrivere qualcosa di sensato in merito al fenomeno migratorio che sta investendo l'Europa.
Il blog da cui prendo in prestito il post "Armi di migrazioni di massa" è "L'Orizzonte degli Eventi" di Barbara Tampieri.
Pubblico altresì l'intervista fatta da Claudio Messora (byoblu) ad Alberto Bagnai dal titolo "La deportazione selettiva dei popoli", perfettamente complementare al post della Tampieri.







di Barbara Tampieri


Grazie a questo articolo di Maurizio Blondet, ho potuto scoprire un'interessantissima ricerca che analizza, senza tanti filtri emotivi ma in modo scientifico, il fenomeno delle migrazioni di massa dal punto di vista strategico. Questi spostamenti sempre più frequenti di masse di persone verso quei paesi che, ecco la stranezza, in vari modi sono sottoposti alle pressioni economiche e politiche che provengono da interessi sovranazionali o nazionali specifici, sono sempre più sospetti. Sembrano francamente provocati ad arte. 
Difatti, lo studio di Kelly M. Greenhill pubblicato in volume dalla Cornell University Press nel giugno 2011, e precedentemente oggetto di un articolo pubblicato nel 2008 sulla rivista specializzata "Civil Wars" (vol. 10, n. 1, pagine 6-21), è in grado di togliere ogni residuo dubbio sul fatto che siamo di fronte ad una nuova arma non convenzionale, quella che l'autrice chiama "arma di migrazione di massa".

Greenhill individua ed analizza più di cinquanta esempi di dispiegamento di quest'arma a partire dal 1953 e riassunti nelle tabelle che seguono, più di metà dei quali riuscirono ad ottenere lo scopo prefissato. Un risultato entusiasmante, commenta l'autrice, se si pensa che la percentuale di successo delle operazioni militari e diplomatiche convenzionali di coercizione impiegate ad esempio dagli Stati Uniti va dal 19 al 37,5%. Da come si evince dalle tabelle seguenti, l'arma è stata utilizzata sempre più di frequente e da una moltitudine di interessi internazionali e sovranazionali. Era del resto già opinione condivisa nel mondo scientifico che il massiccio afflusso di migranti dall'Est europeo e dalla DDR nella Germania Occidentale avesse contribuito alla caduta del Muro di Berlino ed accelerato la riunificazione tedesca. Prerequisito questo della futura unificazione germanocentrica dell'Europa attraverso la moneta unica. Dato che potrebbe fornirci utili indizi sull'identità dei possibili mandanti, o challengers, come li chiama Greenhill, della crisi attuale.



L'autrice ritiene che l'arma di migrazione di massa venga utilizzata a scopo punitivo per influenzare il comportamento e la politica dei paesi bersaglio, sfruttando a proprio vantaggio interessi interni al paese e giocando sui costi che ricadrebbero sulla popolazione civile locale. A differenza dei risultati che si ottengono convenzionalmente attraverso le armi ed il dispiegamento della forza militare, nel caso della migrazione organizzata ad hoc, l'uso della minaccia della bomba demografica è in grado di ottenere, nel paese target, scopi che convenzionalmente non potrebbero essere raggiunti.

L'arma di migrazione di massa rientra quindi a tutti gli effetti nel campo delle operazioni psicologiche e, aggiungo, nel set di strumenti dei fautori ed esecutori della Shock Economy.
Come spiega Greenhill, di fronte ad un improvviso afflusso di migranti, gli stati che fino a quel momento hanno predicato l'accoglienza senza condizioni vengono posti di fronte ad un ricatto morale: difendere i propri cittadini ed entrare in contraddizione con i propri principi di apertura e tolleranza, oppure rimanere coerenti ad essi, andando però contro gli interessi dei propri cittadini?
Proprio per le loro caratteristiche liberali e democratiche, i paesi occidentali sono i più vulnerabili al ricatto dell'arma di migrazione di massa e, difatti, i casi analizzati da Greenhill dimostrano che, nonostante il problema abbia riguardato anche paesi illiberali, i primi sono stati i più tradizionalmente bersagliati. Addirittura, secondo Greenhill, l'arma di migrazione di massa sarebbe addirittura l'arma perfetta per sottomettere gli stati a democrazia liberale. Ai voleri di chi democratico non è, evidentemente.
L'arma tuttavia, per il fatto di utilizzare persone (che ne subiscono in primis gli effetti devastanti) e non strumenti di precisione, non è sempre infallibile e può ottenere effetti indesiderati o addirittura ritorcersi contro l'aggressore. Perché, secondo Greenhill, la sua efficacia dipende dalla reazione dei paesi aggrediti rispetto all'aggressione. L'arma avrà successo, in pratica, se i paesi target giudicheranno inferiori i costi della resa rispetto a quelli della resistenza ad oltranza. 

Se ha ragione Greenhill, in base ai dati da lei raccolti analizzando i precedenti storici, venendo all'attualità, dove è in corso uno dei più fenomenali impieghi a tenaglia dell'arma di migrazione di massa ai danni dell'Europa, potremmo ipotizzare che avrà più possibilità di resistere uno stato forte, anche economicamente e sovrano (ad esempio l'Ungheria di Orbán) di un altro debole e privato di sovranità (pensate all'aggressione in corso alle isole greche, ad un paese già stremato dall'austerità economica imposta dalla UE). 
Secondo questo modello infatti, gli stati governati da partiti politici orientati ideologicamente al multiculturalismo ed all'internazionalismo se non palesemente antinazionalisti saranno più propensi a volere e dovere cedere al ricatto.
Secondo l'autrice, gli interessi imperiali internazionali e sovranazionali che utilizzano l'arma di migrazione di massa sfruttano le contraddizioni e gli interessi (anche materiali) politici ed economici interni e contrapposti della nazione bersaglio, blandendoli e, possiamo ipotizzare, concedendo loro le briciole della torta, forzandoli ad andare contro le norme e le leggi, utilizzando al contempo veri e propri ricatti verso quegli attori politici che resistono all'aggressione. Ogni riferimento alla caduta di Berlusconi nel 2011 è puramente casuale (?)

Non è straordinario? Non vi si stanno sturando le meningi come le orecchie quando saliamo di quota in montagna? 
A questo punto come non pensare, riavvolgendo il nastro, agli innumerevoli proclami della nostra classe dirigente, soprattutto collocata nel campo desinistra fuori ma mondialista dentro, riguardo a certe ineluttabilità da far accettare ad una popolazione interna intrinsecamente inferiore: "E' chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale, possono essere pronte a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle, perché c'è una crisi in atto visibile, abbiamo bisogno di una crisi." 
E ancora, doverosamente omaggiando i padri dell'euro: "Un bel giorno ci sarà una crisi e si creeranno i nuovi strumenti."

Citando Greenhill:

Vi fischiano pure le orecchie? Bene. Ricordate il caso delle ondate migratorie dall'Albania nel 1990-1991, riportate anche da Greenhill nella tabella 1., e come furono risolte allora, mediante la concessione di aiuti e soprattutto la reazione ferma di una classe politica che non ammainò immediatamente bandiera bianca ma riconobbe il ricatto ed agì di conseguenza? Altri tempi. 
Da noi oggi si predica, a tamburini di latta unificati, la resa incondizionata.

Avete ancora dubbi? Per capire quanto questo studio sia importante per analizzare l'attualità in corso, e vi rimando al testo per tutti gli eventuali approfondimenti, guardiamo ai paesi maggiormente oggetto di attacco migratorio ed alle sue possibili motivazioni:

1) Francia. Perché il Front National rappresenta una forma di resistenza nazionale non solo alle ondate migratorie ma alle politiche di austerità imposte dalla UE ed è molto probabile che ottenga la vittoria alle prossime elezioni presidenziali del 2017. (Crisi di Calais).

2) Gran Bretagna. Per la difesa dell'interesse nazionale, risalente, riguardo alla problematica dell'euro, ai tempi dell'ultimo governo della signora Thatcher, strenua oppositrice della moneta unica in quanto strumento di cessione di sovranità e, ma questo i nostri partitodemocratici non lo capiscono ancora, antidemocratico. Per la minaccia di Brexit, ovvero di uscita del Regno Unito dalla UE, paventata dal governo conservatore di Cameron. (Crisi di Calais)

3) Italia. Per la crescente insofferenza dell'opinione pubblica nei confronti della moneta unica, le politiche di austerità recessiva, la crisi economica e la minaccia rappresentata dall'aumento di consenso verso i partiti nazionalisti come la Lega Nord, di protesta tour court o in sospetto di gatekeeping come il M5S a svantaggio dei partiti "collaborazionisti". Per gli amanti dei ricorsi storici, questa crisi dei barconi is the new Sbarco in Sicilia.

4) Ungheria e Repubblica Ceca. Per l'opposizione dei presidenti Orban e Zeman alla UE, la ritrosia ad entrare nella moneta unica, la dimostrazione che, al di fuori della UE e della sua moneta capestro, le economie sono libere di crescere. (Crisi dei profughi siriani)

5) Austria. Per la minaccia rappresentata dai movimenti e partiti nazionalisti e le minacce di uscita dall'euro che si concretizzano in iniziative referendarie che ottengono grande successo popolare. (Crisi dei profughi siriani).

6) Grecia. Per essere il paese a maggior rischio di uscita forzata per sopravvivenza dalla moneta unica, ma anche per essere al contempo il paese più debole del fronte, governato da un partito debole e collaborazionista minacciato anch'esso dalla crescita in consenso dei partiti nazionalisti. (Crisi dei profughi siriani.)

Se non è una guerra continentale, se non mondiale, questa, non saprei come definirla. 
Chi sono i possibili challengers? Alcuni sono facilmente riconoscibili, senza escludere la presenza di altri attori in seconda fila o dietro le quinte. Facciamo qualche ipotesi sui primattori immediatamente riconoscibili.

Gli Stati Uniti, o meglio, l'Entità economico-militare che ha preso il potere negli Stati Uniti all'inizio del millennio, che vuole imporre i suoi trattati economico-strategici con il TTIP, inseguire la sua agenda militare di dominio del "nuovo secolo americano" e nascondere i disastri planetari delle crisi provocate dalla sua finanza neoplastica. Che questa Entità inoltre stia disinvoltamente utilizzando il revanchismo islamico e le sue mire di Reconquista sull'Europa in maniera che definire sciagurata, se non folle, è poco, è più che un sospetto. Vedi il ruolo enigmatico dell'IS. 
Israele: che sarebbe ben contenta - Netanyahu l'ha detto più volte espressamente - di vedere gli ebrei che vivono nei paesi liberi e democratici d'Europa costretti a trasferirsi, dietro la minaccia dell'ondata migratoria islamica, nella cittadella del fallimento del sionismo, per tentare di mantenerlo ancora in vita. Ancora più vicini alla bocca del Moloch, per giunta! Una cittadella che dimostra la validità del modello di Greenhill perché, a parte la dotazione nucleare tattica che ha sempre il suo perché e dà rispetto in società, resiste difendendo gli interessi dei suoi cittadini e respingendo, anche con la forza, i migranti. A ragione, aggiungo.
La Germania, che cerca di nascondere la pelliccia del lupo mercantilista sotto il cappuccetto rosso della Madre Coraggio salvatrice dei profughi siriani.  A lei il meglio, a voi gli scarti. E quanto è bbuona la Merkel. 
L'Unione Europea. Una costruzione artificiale, antidemocratica, antiparlamentare ed illiberale che serve gli interessi locali (il mercantilismo della Germania) ed intercontinentali (sottomissione all'agenda neocon), alla quale è permesso dai suoi protettori di nascondere il proprio fallimento e prossima decomposizione angariando i paesi deboli della periferia sud con lo strumento della moneta unica e della Banca Centrale.
Non è escluso che a questi attori se ne possano aggiungere altri come la Russia, la Cina, i BRICS, i paesi arabi ed altri, e che coloro che vengono definiti challengers siano in realtà le maglie di una rete molto più complessa di interessi sovranazionali, prettamente finanziari, che è difficile racchiudere entro etichette nazionali e che manovrano ed utilizzano, al fine della diffusione della propaganda e della fornitura di agenti esecutivi, organismi internazionali, governativi e non governativi, gruppi di pressione, mezzi di informazione, ecc.

V'ho fatto la pirreviù. Riuscite adesso a cogliere appieno il simbolismo di questa immagine: la bandiera, la retorica, il marketing, perché proprio Vienna, e a sentire il tanfo insopportabile di falsità?


mercoledì 22 luglio 2015

Stairway to Hell: dall'UE, via €uro, al TTIP

Mi è capitato di leggere un articolo di Stefano Fassina, in cui l''ormai ex-PD esplicita chiaramente la tesi per la quale nell'€uro non c'è spazio per una sinistra, ovvero la constatazione di essere a un bivio, perseguire "la strada della con­ti­nuità vin­co­lata all’euro, ossia della ras­se­gna­zione alla fine delle demo­cra­zia delle classi medie", oppure intraprendere "il supe­ra­mento con­cor­dato, senza atti uni­la­te­rali, della moneta unica e del con­nesso assetto isti­tu­zio­nale, innan­zi­tutto per il recu­pero dell’accountability demo­cra­tica della poli­tica mone­ta­ria".
Argomenti arcinoti e assimilati da tempo dai lettori di questo modesto blog e soprattutto di quelli decisamente più illuminati e professionali.
Trovo condivisibile nell'articolo la riflessione per cui:"Ale­xis Tsi­pras, Syriza e il popolo greco hanno il merito sto­rico, inne­ga­bile, di aver strap­pato il velo della reto­rica euro­pei­sta e della ogget­ti­vità tec­nica steso a coprire le dina­mi­che nell’eurozona", e, aggiungerei, della natura ordoliberista stessa della UE.
Il buon Fassina si è svegliato, colpevolmente e in ritardo ma l'ha fatto, e ha cominciato un percorso politico di redenzione che gli permette di riconoscere i nessi di causalità delle problematiche presenti e di affrontarle, tuttavia, senza fare menzione di quelle prospettiche, per me terribili.


Dal concepimento della UE, il suo presente con l'€uro e la banca centrale indipendente, alla probabilissima imminente ratifica del TTIP, il percorso assomiglia a una vera scalinata verso l'inferno.

UE
Che progetto di unione fra Stati è quella che si basa sulla forte competitività tra di essi e il diabolico perseguire la stabilità dei prezzi come recita l'art. 3 par.3 del TUE?
Tale presupposto svela il reale obiettivo della UE, l'abolizione degli Stati nazionali che, notoriamente sono l'ultimo baluardo di protezione dei lavoratori contro il capitale.
D'altronde anche il famoso del manifesto di Ventotene del 1941, baluardo degli europeisti a ogni costo, si basava sul presupposto razzista che il male fossero gli Stati Nazionali.
Tale manifesto fu comunque superato in Europa nel secondo dopoguerra, periodo in cui gli Stati si erano strutturati in democrazie costituzionali pro welfare, ponendone in rilievo la centralità del conflitto di classe.
"Ed invece nel nome di "Ventotene", essenzialmente in Italia, si è arrivati alla deleteria proposizione che la moneta unica, cioè il paradossale presupposto per una obbligata lotta di competizione mercantilista tra gli Stati europei coinvolti, sarebbe stata meglio per conservare la pace dall'atavica aggressività tedesca", pace intraeuropea che, invece, è stata garantita per settanta anni dalla dislocazione di centinaia di basi NATO in Europa (più di cento solo in Italia).
Un delirio sinistro e sinistrorso.

€URO
Ormai chi vuole sapere sa quello che si è sempre saputo dal 1957 (Meade): l'adozione della moneta unica in Europa (area valutaria non ottimale) è dal punto di vista economico un clamoroso errore.
Non si trova un economista degno di questo generico titolo che possa sostenere il contrario.
Meade si muoveva in un contesto nel quale gli risultava visibile ciò che stavano sponsorizzando gli USA alla ricerca di un mercato di sbocco stabile per la propria sovraproduzione e metteva in guardia dal realizzare una unione monetaria senza aver prima realizzato una unione politica in una federazione di "Stati Uniti d'Europa", con trasferimenti fiscali annessi, oggetto dalla propaganda americana.
L'€uro, tuttavia, è stato un successo politico delle classi europee (e non) più ricche, infatti che fosse un errore lo sapevano anche i padri putativi, sapevano soprattutto che avrebbe creato crisi economiche tali da far accettare in tali disgrazie gli estremi rimedi proposti, le famose riforme strutturali necessarie a perseguire sempre lo stesso obiettivo, la riduzione dei poteri nazionali a vantaggio di quelli del "governo centrale".
Il problema è che il "governo centrale" europeo, controllato dal "capitale" non è un ente democraticamente eletto ma una società privata (banca) composta da soggetti privati (banche) che è padrone della emissione e della politica monetaria della €zona, la Banca Centrale Europea, capace di imporre le politiche ai governi fantoccio degli Stati aderenti sotto il ricatto monetario del meccanismo del debito.
Legato a tale meccanismo ricordo il MES (ESM in inglese) cioè il meccanismo europeo di stabilità che di fatto trasforma il debito privato verso le banche di uno Stato in debito pubblico degli altri Stati tramite l'istituzione di un fondo nel quale l'italia partecipa per circa il 18%.
Nell'€zona tutti gli squilibri di competitività delle economie dei vari Stati della UE possono essere compensate solo dalla diminuzione dei salari non avendo più le leve di politica fiscale (vincoli), politica valutaria (stessa valuta) e politica monetaria (BCE: ente privato e indipendente).
Sintesi: €uro = metodo di governo = fascismo = austerità.

TTIP
Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), inizialmente definito Zona di libero scambio transatlantica (Transatlantic Free Trade Area, TAFTA), è un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra la UE e gli USA.
Il working paper di Jeronim Capaldo chiamato "TTIP: Disintegrazione europea, disoccupazione, instabilità" ne parla chiaramente e con cognizione di causa, ecco la sintesi del lavoro fatta dallo stesso ricercatore:
"Il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti – a detta dei suoi promotori– stimolerà la crescita in Europa e negli Stati Uniti.
Proiezioni fatte proprie dalla Commissione Europea indicano vantaggi netti positivi, anche se trascurabili, in termini di PIL e di redditi individuali. Il paradosso, per una politica economica sostenuta dalla CommissioneEuropea, è che le proiezioni mettono anche in evidenza che qualsiasi vantaggio si realizzi nelcommercio transatlantico esso avverrà a spese del commercio intraeuropeo, ribaltando il processo di integrazione economica europea.
Inoltre, studi recenti hanno messo in luce diversi problemi nelle più influenti valutazioni sugli effetti del TTIP mostrando che le varie proiezioni si basano sullo stesso Computable General Equilibrium model rivelatosi uno strumento inadeguato per l’analisi delle politiche commerciali.
In questo documento noi valutiamo gli effetti del TTIP utilizzando il Modello Globale di Politica Economica delle Nazioni Unite, che contiene ipotesi più accurate su aggiustamento macroeconomico, dinamiche occupazionali e commercio globale.
Secondo le nostre proiezioni il TTIP porterà a una contrazione del PIL, dei redditi personali e dell’occupazione. Inoltre riteniamo che esso porterà ad un aumento dell’instabilità finanziaria e ad una diminuzione costante della quota del lavoro nel PIL.
Valutato secondo il Modello delle Nazioni Unite, il TTIP sembra favorire la disintegrazione economica dell’Europa invece che la sua l’integrazione.
Come minimo, risulta evidente che gli studi ufficiali non forniscono una base solida per una
decisione consapevole sul TTIP."

Anche sul Fatto Quotidiano ritroviamo richiami al paper citato, invece qui troviamo una lucida riflessione di Bagnai che trae spunto dallo stesso documento.
Dal punto di vista giuridico, inoltre, lascia sgomenti la sostituzione dell’Investor-State Dispute Settlement (ISDS), il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e stato, con un nuovo sistema per garantire che le questioni siano trattate in modo trasparente da giudici professionisti e indipendenti, nominati dai poteri pubblici.
Questo sistema dovrebbe rispettare la giurisdizione dell’Unione europea e dei tribunali degli Stati membri e comprendere anche un meccanismo d’appello.
Giudici professionisti e indipendenti?
Cioè arbitri privati indipendenti, ma chi ci crede più alle favole, nominati dai poteri pubblici... quelli messi lì dalla Troika, vedi Monti, Letta, Renzi in Italia e tutto quel che accade in Grecia.
Con il meccanismo di giustizia privata vengono di fatto equiparate le multinazionali  agli Stati.
Multinazionali - Stati 10-0.


Conclusioni
L'intrecciarsi di opportunismi (USA), egoismi (Germania), ambizioni (Francia), furbe e stupide sudditanze (Spagna, Italia, Grecia), regola le sorti del vecchio continente ed è un male per tutti noi.
Come il "lavoro", il salto culturale dell'eterogeneo popolo europeo è meno veloce e flessibile del "capitale" espressione delle élite sovranazionali.
La compressione della democrazia scaturita dalle devastanti politiche di austerità, necessarie al rientro degli immani debiti privati delle banche, potrebbe far scoccare scintille sociali come da tempo non se ne vedono.
Il modello keneysiano pluriclasse indicato dalla nostra Costituzione ha in sé tutte le soluzioni di cui avremmo bisogno e nonostante ciò "...siamo al redde rationem, ma non verso la democrazia delle sovranità costituzionali, che non sono invocate da nessuno dei governi interessati (italiano in primis), e che quindi è fuori del panorama del potere politico-mediatico dominante e delle opzioni messe in campo da qualunque "referendum": piuttosto verso l'inevitabile rilancio liberoscambista che, come dose ulteriore dello stesso veleno, si sussegue ad ogni fallimento dell'internazionalismo neo-liberista e autoritario, contrabbandato da perseguimento della pace." (cit. orizzonte48)
Ci sarebbe, dunque, una remota possibilità che gli USA possano stimolare e favorire uno smantellamento ordinato dell'€uro al fine di permettere un recupero di parte del benessere perduto in Europa, con l'obiettivo di porre le basi di un miglior mercato di sbocco per i propri prodotti rafforzando al contempo il baluardo fisico-economico contro il sempre più solido blocco euro-asiatico. Ma il prezzo di questo novello piano Marshall si chiama TTIP e sarebbe egualmente terribile.

Non ho la sfera di cristallo ma in fondo alla scalinata farà molto caldo, molto e molto di più di questi giorni infuocati da Caronte, credetemi.

lunedì 6 luglio 2015

Brevi riflessioni post referendarie

Agli USA interessano TTIP, mercato lavoro=merce ed evitare saldatura industriale-commerciale Germania-Russia e quella geopolitica Grecia-Russia.
Ormai stufi perché UE sta distruggendo con austerity il mercato di sbocco dei propri prodotti, gli USA potrebbero mollare l'euro.
Un rabbioso tramonto dell'Euro se riescono a guidare UE su smantellamento ordinato per preservare obiettivi principali... (cit. Luciano Barra Caracciolo).
L'FMI ente di matrice USA, strategicamente da un paio di anni, riconosce i propri "errori"  e la Grecia e il suo referendum sono strumentali a quanto sopra ipotizzato.....
Ritengo che i vari Nobel USA-bazooka come Krugman e Stigliz servano a tale strategia-propaganda.
Se tale strategia non dovesse trovare attuazione allora molto probabile un conflitto militare in Europa (allargamento del conflitto ucraino?), se invece dovesse trovare attuazione ci sarebbe una probabilità di conflitto militare minore ma non nulla.
In ogni caso la Russia, con le truppe USA alle porte, ha deciso di non rimanere più a guardare...

Addendum delle 00:27
Alla luce di quanto esposto, un piccolo esercizio, trovate lo sponsor di Renzi che dice questo e quello dell'avversario interno D'Alema che dice questo.

mercoledì 13 maggio 2015

Reddito di cittadinanza: una coltellata alla Costituzione

In un mio post, precedente alle elezioni europee, avevo avuto modo di criticare punto per punto il programma "europeo" del movimento cinque stelle, non potei parlare in quella sede del reddito di cittadinanza perché era ed è un sentitissimo tema di politica nazionale.
Oggi, sull'onda della imponente campagna mediatica sulla sua possibile adozione mi sento di precisare alcune cose, così giusto per non sentirmi una pecora o messo a pecora pure dal M5S oltre che dal fascistello del PD.

Cos'è il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza proposto dal M5S, altro non è che il RMG (Reddito Minimo Garantito), un sussidio universale contro la povertà, cosi come si evince dal DDL presentato dal movimento stesso in Commissione Lavoro del Senato, che riprende le raccomandazioni e le linee guida indicate dall'UE.
Infatti la tanto vituperata UE parlava e raccomandava a tutti gli Stati membri già nel 1992 con la 92/441/CEE, di introdurre il RMG indicandone anche i paradigmi su cui basarsi; concetti reiterati anche nel 2008 e infine con la risoluzione del Parlamento europeo ratificata il 21/10/2010 con 540 voti a favore e soli 19 contrari.
I beneficiari del RMG sarebbero tutti quei soggetti a rischio di esclusione sociale per i quali va salvaguardata la dignità ed ai quali si darebbe così la possibilità di partecipare al benessere generale, riacquistare autostima e libertà di scelta.
Uno dei punti cardine dei succitati paradigmi prevede proprio che il godimento del RMG non debba essere vincolato a costrizioni e controlli irrazionali che possano influire sull'autostima del beneficiario e sulla sua autodeterminazione.
I soggetti in questione, pertanto, possono ricondursi al seguente elenco:
  • disoccupati con difficoltà a trovare nuovo lavoro;
  • tutti i soggetti in difficoltà nella transizione lavorativa;
  • giovani in cerca di prima occupazione;
  • individui emarginati ed estromessi da diverso tempo da qualsiasi attività produttiva;
  • precari e sottoccupati.

Se fossimo al bar tra un aperitivo e una chiacchiera ci sentiremmo tutti delle anime belle, come non condividere, infatti, questa proposta?
Un segno di civiltà.

Ma io non la vedo così.
Anzi la vedo proprio al contrario.
Un segno di retrocessione dai diritti acquisiti e un colpo mortale alla Costituzione.

L'aspetto tecnico
Un po' di numeri e definizioni dall'ultimo rilevamento ISTAT (marzo 2015):
Tasso di occupazione: 55,5%, rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento, 
Occupati: 22.195.000.
Forza lavoro: 39.991.000 circa.
Tasso di disoccupazione: 13%, rapporto tra le persone (15-64 anni) in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro.
Disoccupati: 3.302.000. Comprendono le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che: 
  • hanno  effettuato  almeno  un’azione  attiva  di  ricerca  di  lavoro  nelle  quattro  settimane  che precedono  la  settimana  di  riferimento  e  sono  disponibili  a  lavorare  (o  ad  avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; 
  • oppure,  inizieranno  un  lavoro  entro  tre  mesi  dalla  settimana  di  riferimento  e  sarebbero disponibili  a  lavorare  (o  ad  avviare  un’attività  autonoma)  entro  le  due  settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro. 
Tasso di inattività: 36%, rapporto tra le persone (15-64 anni) non appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento. La somma del tasso di inattività e del tasso di attività è pari al 100%.
Inattivi: 14.072.000. Comprendono  le  persone  che  non  fanno  parte  delle  forze  di  lavoro, ovvero  quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione.

Il M5S vorrebbe attuare specifiche politiche sociali e dell’occupazione per inoccupati e disoccupati tra i 30 e i 54 anni in generale, e per la donne inattive in particolare, quali categorie a più alto rischio di povertà ed esclusione sociale. La quota mensile individuale di reddito di cittadinanza è stimata sui 780 Euro. La copertura economica annuale per tale provvedimento, sostiene il M5S, sarebbe di 17 miliardi di Euro.

Facciamo ricorso a quell'oscura scienza che si chiama aritmetica.
I disoccupati sono 3,3 milioni, gli inoccupati 14 milioni.
Siccome il M5S vorrebbe occuparsi solo di alcune fasce e tra i 30 e i 54 anni in generale, ipotizziamo che le persone con i requisiti non siano 17,3 milioni (3,3+14) ma molto prudenzialmente, e iniquamente, un terzo cioè quasi 6 milioni.
Allacciate le cinture, c'è una moltiplicazione, 6 milioni per 780 Euro per 12 mesi fa, arrotondando, 56 miliardi di Euro necessari alla copertura annua del reddito.
La copertura non c'è.
Quella indicata dal M5S non basta nemmeno per un terzo.
I 17 miliardi indicati dal M5S coprirebbero, attenzione c'è una divisione, 17 miliardi diviso 780€ per12 mesi uguale a circa 1,8 milioni di fruitori, poco più della metà dei soli disoccupati e non solo, la proposta del reddito di cittadinanza prevede la cancellazione di cassa integrazione e di altri ammortizzatori.
Quindi se oggi ho 100 disoccupati e 100 cassaintegrati e taglio la cassa integrazione non "risparmio" i soldi della cassa integrazione, i disoccupati diventano 200 e dovrei distribuire un numero doppio di redditi di cittadinanza (cit. Claudio Borghi Aquilini).
Un delirio.

L'aspetto macroeconomico
Non è minimamente ipotizzabile pensare di sforare i vincoli di spesa per trovare la copertura di 56 miliardi al reddito di cittadinanza.
La UE non ce lo permetterebbe e noi italiani (buona parte, quella anestetizzata) amiamo il vincolo esterno, il nostro "sogno" europeo.
Ma siccome sono un impagabile ottimista voglio pensare che si riesca incredibilmente a farlo.
Seguendo il ragionamento ipoteticamente avrei a questo punto i 56 miliardi l'anno.
Immettere nel ciclo del reddito tali sussidi non legati alla produzione dei beni e servizi significa che, con questi soldi, i fruitori li acquisteranno lì dove sono più convenienti, cioè dall'estero.
Importeremo cioè più beni dall'estero e più in particolare dai paesi più competitivi, Germania in testa.
In conclusione si farebbe ulteriore debito (+56 miliardi l'anno) per finanziare l'apparato produttivo estero.
Il trionfo di Tafazzi.

L'aspetto costituzionale
Secondo alcuni il reddito di cittadinanza sarebbe possibile perseguirlo soltanto recuperando la nostra sovranità monetaria, tecnicamente condivisibile ma a livello costituzionale per me molto discutibile.
Prendo a prestito un commento dell'encomiabile Luciano Barra Caracciolo:
In condizioni normali (oggi non lo siamo grazie al vincolo esterno, ndr) lo Stato provvede a sostenere l'occupazione e non a fare leggi per ridurla e provocare la deflazione salariale.... 
Lo Stato tiene fede alle sue previsioni costituzionali e l'intervento pubblico, invece di provocare deliberata recessione, sostiene l'istruzione e la ricerca, con adeguati investimenti, innalzando il livello del capitale umano e le sue possibilità di impiego.
E paga le pensioni a cittadini che hanno avuto una fisiologica vita lavorativa; e se incorrono in disoccupazione paga l'integrazione salariale straordinaria fino a che non trovino un altro lavoro. Svolgendo politiche che proteggono l'occupazione in funzione anticiclica e non accanendosi nell'austerità fiscale per acuire la crisi.
Il mercato del lavoro sarebbe quindi dominato da trattative con la parte datoriale ma alla fine si garantirebbe un salario (e corrispondente copertura previdenziale) per condurre una vita libera e dignitosa (art.36 Cost.).
L'idea del salario di cittadinanza presuppone che tutto questo non ci sia (più). Quindi è una implicita rinunzia a un sistema sociale delineato dalla Costituzione nonché la rassegnazione alle politiche deflattive che provocano la disoccupazione.
Il contrario di quanto affermato da Keynes.

Conclusioni
L'assurda posizione tecnica, macroeconomica e contro-costituzionale del M5S con il reddito di cittadinanza, non può passare come una semplice idea diversa di società, un punto di vista diverso, o un punto rivoluzionario.
Tale provvedimento è, come dimostrato, solo apparentemente simbolo di dignità e prospettiva, tanto quanto poteva esserlo l'innocente "sogno" di un'Europa unita, falso come una banconota da tre euro.
Da qualsiasi punto di analisi, a parte quello emotivo, il reddito minimo peggiora le finanze pubbliche, il PIL e distrugge la Costituzione negli articoli 1,4 e 36.
Il dramma che vedo, inoltre, è che l'eventuale attuazione del reddito di cittadinanza vada a comprimere oltremodo il sistema pensionistico per la gioia della ormai sua imminente e quasi certa gestione straniera privata (TTIP + TISA).
Ma perché il M5S insiste?
L'idea che mi sono fatto è che il potere, quello vero (finanza USA) da tempo in Europa foraggia consenso e dissenso.
In Italia il consenso oggi si chiama PD, con i viva l'Euro e la conseguente deflazione salariale, viva il TTIP e le conseguenti "riforme strutturali".
Il dissenso si chiama M5S, con il facciamo il referendum per far finta di opporci all'Euro, abbasso il TTIP ma vogliamo il salario minimo (così produciamo sempre meno prodotti = meno PIL), abbasso l'austerità e la deflazione salariale attribuendo la colpa (falsamente) alla casta-cricca-corruzione.
Il M5S obbedisce chiaramente a logiche ordoliberiste, si oppone ma solo per perseguire cosmeticamente gli stessi obiettivi del PD: riduzione della spesa pubblica, disattivazione della Costituzione nei diritti fondamentali, smantellamento dello Stato sociale.
In altre parole si tende a realizzare lo Stato minimo di Von Hayek, poi urlato dal liberismo monetarista di Milton Friedman.
Ecco che diceva il primo sul reddito minimo:


Come dire "noi ricchi ce la godiamo ma i poveri si possono incazzare, allora diamogli un piccolo obolo così si calmano e limiteremo gli atti di disperazione contro di noi".

Il reddito di cittadinanza è una coltellata alla Costituzione, un modo per contribuire alla sua disattivazione e distruzione.
Tutto quel che servirebbe per uscire dall'impasse è riabilitarla in toto nella sua smagliante modernità.
Ma è solo un mio anelito e di pochi altri.

Dense nubi all'orizzonte, sempre più nere...



Addendum del 17 giugno 2015:
Da quando ho scritto questo post altri hanno scritto sul tema, consiglio pertanto la lettura di:
Il reddito della gleba su Goofynomics
Reddito di sudditanza su Il Pedante

mercoledì 29 aprile 2015

DEMOCRAZIA GAME OVER

L'Italia, come molti altri Stati, sotto l'incessante spinta di élite internazionali negli ultimi trentacinque è stata spogliata della sua prerogativa democratica.
Certo, siamo usciti perdenti dalla II guerra mondiale, non siamo mai stati fino in fondo sovrani sul nostro territorio, le basi NATO parlano da sole.
Tuttavia lo siamo stati abbastanza per divenire la quinta potenza economica al mondo, e abbiamo dato fastidio a molti.
In un susseguirsi di eventi più volte discussi su questo blog, la nostra classe politica prostrata al potere esterno ha lavorato, riuscendovi alla grande, a privare il Bel Paese di qualsiasi leva di politica economica.
Con tragica (solo per l'inconsapevole popolo italiano) cadenza abbiamo lasciato la gestione delle politiche fiscali, valutariemonetarie ad Enti privati globali, ratificati da trattati internazionali.
In una parola abbiamo perso la nostra sovranità.
L'adesione a questi trattati ha giuridicamente disattivato la nostra Costituzione subordinandola, di fatto, agli stessi.
In questo amaro palco va in scena la commedia all'italiana relativa alla legge elettorale, di fatto la ratifica legislativa a quanto appena detto.
Luciano Barra Caracciolo (Orizzonte48) ce lo spiega con poche lucide e tristi righe:





http://www.roots-routes.org/wp-content/uploads/05_senza_titolo.jpg













1. Il punto è questo:
a seguito del vincolo esterno, cioè della (pretesa) prevalenza dei trattati €uropei sul programma di realizzazione della democrazia sostanziale contenuto nella Costituzione, l'essenza della sovranità è perduta. 
Era già perduta.

2. I diritti fondamentali dei cittadini, quindi, perdono il loro valore di titolo giustificativo della sovranità (popolare) che, spostata e dispersa a livello sovranazionale, assume solo una funzione di attuazione "prestanome" del diritto internazionale privatizzato. 
Inscenatasi questa "finzione" dissimulatrice, la sovranità svuotata di sostanza (i diritti fondamentali sanciti nella Costituzione) diviene soltanto lo schermo formale frapposto, nei confronti delle varie comunità nazionali, affinché i cittadini non realizzino la propria stessa irrilevanza. 

Il "diritto internazionale privatizzato" (p.8) porta alla trasformazione delle leggi e delle norme, e di ogni funzione fondamentale di governo, in mera esecuzione dell'assetto che, fin dall'inizio, i soggetti multinazionali economicamente dominanti volevano sostituire alle democrazie, avendo queste ultime perduto la loro utilità di salvaguardia compromissoria (v.p.VII), di quegli stessi interessi, di fronte al pericolo del socialismo reale.

3. La conseguenza è che, - stante la prevalenza incondizionata (e incondizionabile) del programma politico-oligarchico internazionalizzato-, all'interno degli ex-Stati sovrani, i parlamenti sono ridotti al mero ruolo di "ratificatori cosmetici" degli assetti perseguiti dalle elites che hanno scritto i trattati e designano i "rappresentanti" governativi nelle istituzioni europee.

Dato questo ruolo dei parlamenti, - chiaramente invocato dalla governance €uropea, vedi esplicitamente Barroso così come Schauble nella sua recente uscita sulla Francia- l'elettorato già ora si trova di fronte alla invariabilità delle politiche che qualunque maggioranza uscita dalle urne sarebbe scontatamente "vincolata" a perseguire".

4. Ma se così è, ogni traccia di democrazia, esattamente come ci avverte Rodrik, tende a dissolversi, le elezioni assumono un solo ruolo residuale: designare i mandatari locali delle élites oligarchiche sovranazionali
Un gioco di investiture e sub-investiture a carattere neo-feudale (rammentate la "Holding Italia" e il Sacro Romano Impero?).

Se dunque una legge elettorale finisce per far coincidere l'elezione del parlamento con l'elezione del singolo soggetto che controllerà, in una titolarità praticamente monocratica, il potere esecutivo, non sarà stata instaurata una forma ("nuova", nel senso di non già prima presente) di autoritarismo che svuota l'assemblea parlamentare del suo ruolo costituzionale effettivo. 
Quel ruolo era semplicemente già perduto.
Si sarà piuttosto operata la RATIFICA di un assetto più funzionale a quello già affermatosi in conseguenza del "vincolo esterno". 

5. Già prima le elezioni avevano questa sola funzione di "designazione" del titolare della "investitura per conto di..."; ora, questa legge elettorale risulta più coerente con tale funzione e riduce gli aspetti di inefficienza, derivanti da un passato già assoggettato a un'occulta eutanasia.
Ci si svincola, in altri termini, da un passato ormai privo del carattere di radice per una democrazia ormai...sradicata e confluita nell'internazionalismo invocato come panacea.
E se questo si è affermato, vuol dire che ai cittadini è sfuggito, molto prima della ratifica stessa, che la sovranità e la democrazia della propria nazione coincidevano; ed hanno subìto o accettato la loro preventiva soppressione (più o meno graduale). 
Ed era solo questione di tempo, prima che tutto questo accadesse (e probabilmente molto altro ancora, sempre strettamente conseguenziale a tale "razionalizzazione"....).

Dunque se "l'hanno fatto", vuol dire che lo potevano fare. 
E se lo potevano fare, vuol dire che la democrazia era già un simulacro, come tale rivelatosi già in molteplici indizi, che si sono assommati senza che il popolo sovrano volesse o potesse reagire.

Ora è tardi.

Ma una ratifica, non cambia molto le cose: i "decidenti" per conto dell'€uropa erano già comunque soltanto tali, esecutori, più o meno zelanti o efficienti. Da decenni. 

martedì 17 marzo 2015

IL MISTERO DELLA SCOMPARSA DELLA CRESCITA DEI SALARI IN AMERICA È RISOLTO di Tyler Durden

Traduzione di vocidallestero.it su articolo originale pubblicato su zerohedge.com


di Tyler Durden, 12 marzo 2015

Uno dei maggiori enigmi, uno di quelli che hanno profonde implicazioni di politica monetaria, e che ha sconcertato la Fed per tutto lo scorso anno è come sia possibile che, pur con una disoccupazione al 5,5%, non ci sia praticamente alcuna crescita dei salari.
Il mistero si infittisce ulteriormente se la Fed dà ascolto ai cosiddetti esperti di economia, che dicono che la crescita dei salari è imminente, se non già in corso, e il problema è solo che non viene registrata dalle varie serie di dati.
I dati sul lavoro di venerdì non fanno che confermare che dal crollo della Lehman ad oggi non c’è stata praticamente nessuna crescita dei salari, dato che l’aumento del salario nominale medio per ora lavorata è a malapena sopra il target di inflazione della Fed, anziché al livello a cui la Yellen vorrebbe vederlo, cioè più o meno al 4%.


Eppure quando i raffinati ed eruditi opinionisti, che solitamente hanno incarichi ben pagati in posizioni di comando, guardano i dati, ci dicono che i salari stanno crescendo.

Com’è possibile?

In effetti il mistero diventa ancora più fitto se anziché guardare ai salari di “tutti gli occupati”, come viene mostrato sopra, si prova a guardare all’80% dei lavoratori classificati dal BLS [Ufficio di Statistica del Lavoro, NdT] come “impiegati nella produzione in ruoli non dirigenziali” che “rappresentano circa i quattro quinti dell’occupazione nelle imprese private non agricole“. L’Ufficio di Statistica del Lavoro li definisce in questo modo:

“Gli occupati nella produzione e in attività connesse comprendono i dirigenti e tutti i lavoratori che non hanno ruoli dirigenziali (inclusi i capisquadra e gli apprendisti) addetti a: fabbricazione, elaborazione, assemblaggio, ispezione, ricezione, magazzino, trattamento, imballaggio, stoccaggio, spedizioni, autotrasporti, rimorchi, manutenzione, riparazione, pulizie, servizi di guardia, sviluppo dei prodotti, produzioni ausiliarie per l’impianto stesso (ad esempio alle centrali elettriche), registri, e altri servizi strettamente connessi alle attività produttive sopra elencate.

Gli occupati in ruoli non dirigenziali comprendono tutti coloro che lavorano in imprese private produttrici di servizi e che non sono al livello dirigenziale. Questo gruppo comprende ruoli come: impiegati d’ufficio e di segreteria, riparatori, addetti alle vendite, operatori, autisti, medici, avvocati, ragionieri, infermieri, assistenti sociali, collaboratori di ricerca, insegnanti, redattori, fotografi, estetisti, musicisti, ristoratori, custodi, camerieri, installatori e riparatori di linee elettriche, braccianti, bidelli, guardiani, e altri lavoratori e livelli occupazionali simili i cui servizi sono strettamente connessi a quelli sopra elencati.”

Il BLS aggiunge che “questi gruppi rappresentano circa i quattro quinti dell’occupazione totale delle imprese private non agricole”. I rimanenti sono all’opposto: sono quelli che il LA Times definisce “principalmente occupati nella direzione, supervisione o pianificazione del lavoro degli altri”.

In altre parole “dirigenti”, boss e altri “leader”.

I numeri sono importanti: gli impiegati nella produzione in ruoli non dirigenziali rappresentano l’80% della forza lavoro effettivamente occupata. Questo è importante nel momento in cui si guarda al prossimo grafico, che mostra l’aumento annuale nella retribuzione oraria solo per gli occupati nella produzione in ruoli non dirigenziali.

A questo punto chiediamo a tutti gli economisti di distogliere lo sguardo, perché la situazione si fa assai brutta:


Come riportato dal BLS, non solo la crescita annua dei salari dell’80% della forza lavoro non sta crescendo, ma di fatto sta crollando ai livelli più bassi dall’inizio della crisi Lehman!

Ma se i salari dell’80% della forza lavoro stanno precipitando mentre nel complesso il grafico del salario medio resta piatto, ciò significa che gli stipendi dei dirigenti americani, vale a dire dei “capi” stanno…

Bingo.

Il grafico sotto mostra come si sono evolute le retribuzioni per ora lavorata dei “dirigenti” dall’inizio della seconda Grande Depressione ad oggi. Notate le differenze con il grafico sopra.



Ed ecco qui, signore e signori, l’impennata nella crescita dei vostri salari: se ne va tutta dritta nelle tasche di quel fortunato 20% di lavoratori americani che sono lì a dare ordini, a vestire in giacca e cravatta e a sembrare importanti.

Sì – i salari crescono, ma per quelli che ne hanno meno bisogno, cioè per “quelli che comandano”.

In altre parole, proprio tutti quegli economisti che un giorno dopo l’altro continuano a ripetere, fottendosene della realtà, che i salari stanno aumentando…

Be’, provate a indovinare: hanno proprio ragione… se si parla dei loro salari! E’ solo su quel piccolo particolare dei salari di tutti gli altri, che hanno torto marcio.

E così, la prossima volta che qualcuno vi chiede perché non c’è una ripresa generalizzata dei consumi per l’intera popolazione, fategli semplicemente vedere i grafici qui sopra.

E con ciò, il misterioso caso della scomparsa della crescita salariale in America, è chiuso.

lunedì 9 marzo 2015

Riflessioni su fascismo e antifascismo oggi

Da una discussione su facebook ho sentito emergente l'esigenza di sviluppare alcune riflessioni su fascismo e antifascismo e, più in particolare, sulla attualizzazione del loro significato alla luce di alcuni recenti eventi nella scena italiana e mondiale.
Quando si prova a discutere di questi temi si ha sempre l'impressione di attraversare un campo minato con il timore di essere inquadrato come squadrista o come partigiano, in sintesi cioè incastrato nella solita semplificazione mediatica per creare e strumentalizzare degli schieramenti fittizi volutamente considerati aderenti a ideologie e o correnti intese senza tempo.
Il fascismo inventato in Italia nel 1919 si è estinto nel 1945.
Sono e saranno sempre vivi, nella forma mutevoli ma non nella sostanza, i principi ispiratori di tale ideologia, i suoi obiettivi: totalitarismo, assolutismo, antisocialismo.
Altrettanto vivi e attivi sono gli strumenti necessari al raggiungimento di tali obiettivi: il nazionalismo, le idee populiste apparentemente reazionarie e anticapitaliste, il controllo dei media e della cultura, la limitazione del potere legislativo a favore dell'esecutivo, la repressione delle idee contrapposte con l'uso della violenza, le leggi razziali.
Sandro Pertini diceva: “Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica. Sembra assurdo quello che dico, ma è così: il fascismo a mio avviso è l'antitesi delle le fedi politiche, il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche. Non si può parlare di fede politica parlando del fascismo, perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui.
Nel 1943 ritengo fosse un'esigenza fondamentale sentirsi antifascista.
Oggi che significato potrebbe avere proclamarsi tale, come fa l'amico Marco?

Il suggerimento sarebbe l'immagine allegata al post, l'Italia libera.
Quell'Italia libera che per essere liberata ha sopportato sacrifici incommensurabili in termini di vite spezzate.
Italia libera dal totalitarismo, dall'assolutismo, dalla violenza, dalla guerra, in un clima di socialismo in cui i ceti più deboli siano protetti da quelli più forti e prepotenti, minori in numero ma enormemente più ricchi.

Per scolpire nella roccia tali intenti ci siamo dotati di una Costituzione repubblicana, di stampo keynesiano, un lavoro illuminato e illuminante.
Ora, proseguendo logicamente il discorso, possiamo affermare che essere antifascista, cioè contro il fascismo ma in sua assenza attualizzandone il significato, sarebbe equivalente oggi a credere, sostenere e difendere i valori espressi dalla Costituzione italiana per sua natura contraria e oppositiva agli obiettivi e ai principi fascisti.
Ma nella discussione probabilmente non si vuole intendere questo e infatti Marco precisa:


I morti ammazzati sono evidentemente quelle persone che nel corso del regime fascista ebbero l'eroico coraggio di opporvisi sacrificando o pagando con la propria vita, rispetto e onore a loro, nulla da aggiungere se non ribadire che parliamo di oltre settanta anni fa.
L'allarmante pericolo dei saluti romani e dei nostalgici che parlano sui palchi immagino siano riconducibili agli esponenti di CasaPound, tra l'altro decisi oppositori di UE ed Euro-sistema, quelli che sono “riusciti” ad avere il seguente consenso (fonte wikipedia):


Il pericolo che vede Marco non lo vedo nei numeri.
Che ci sia CasaPound a sostegno della Lega di Salvini non la vedo come una pericolosa eccezione, è la normalità derivante da una sinistra che, per non dire la verità sulla crisi evitando così di riconoscere i propri gravissimi errori, la lascia dire alla destra che ne fa' a suo modo una bandiera.
Come sta succedendo in Francia con Hollande e la Le Pen.
È indubbio che in Europa c'è un avanzamento nel consenso delle destre nazionaliste, e ci sarebbe già stato anche in Italia se non ci fosse stato il quasi inutile exploit del M5S.
La motivazione banale di quanto sta accadendo è la mal sopportazione sempre più dilagante di un sistema politico-economico-monetario europeo che ha, nei numeri, peggiorato le condizioni di vita dei cittadini europei.
Sistema sostenuto a maggioranza nei vari Paesi da forze di sinistra e liberaliste che lo difendono a spada tratta.
In Italia con una maggioranza guidata dal PD.

Sarà mica che tale sistema è contrario ai principi antifascisti della nostra Costituzione?

Facciamo rispondere a questa domanda alcuni emeriti personaggi irriducibili sostenitori di questa Europa.

Padoa Schioppa 1999: “L’Europa non nasce da un movimento democratico e, per definizione, è un processo che deve essere guidato da una oligarchia

Prodi 2001: “Un giorno ci sarà una crisi e saremo obbligati ad introdurre nuovi strumenti politici, oggi non proponibili

Padoa Schioppa 2003: “Nell'Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev'essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l'individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità”.

Monti 2011: “I passi avanti dell’Europa sono cessioni di sovranità. I cittadini possono essere pronti a queste cessioni solo quando c’è una crisi in atto” 

Monti 2015: “Fu una scelta. Piuttosto che prendesse certe decisioni la troika con la brutalità che si è vista in Grecia era meglio le prendessimo noi. Con tutti i rischi di impopolarità. Parliamoci chiaro: la troika è una forma di neocolonialismo…

Juncker, Presidente della Commissione Europea : “Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno”.

Potremmo scrivere un libro di citazioni, ma mi fermo qui.

Sintetizziamo: il disegno UE è per costruzione antidemocratico, assolutista e oligarchico, ce lo hanno detto loro...
Certo a noi ci hanno venduto la favola del sogno Europeo tutta fratelli e pace.....e in buona fede è ragionevole che i puri d'animo ci abbiano incautamente creduto.

Ma con quali mezzi viene raggiunto ciò?

Con un Unione monetaria universalmente riconosciuta sbagliata anzi progettualmente sbagliata per generare “crisi educative”, con il controllo dei media e della cultura con cui si limita la diffusione delle idee contrapposte, con la limitazione del potere legislativo a favore dell'esecutivo, con la disattivazione e demolizione della Costituzione.

Strazianti analogie con il fascismo storico, mancano però la violenza sociale,i morti ammazzati, il razzismo...
Ma siamo sicuri che mancano?

Con l'imposizione di misure economiche cicliche, austerity, aumento di tasse, pareggio di bilancio, disoccupazione crescente, fiscal compact, MES,  si è messa in atto una violenza economica inaudita senza precedenti, oltre 80.000 imprese fallite dal 2008, il tutto per ricongiungerci con la durezza del vivere e farci accettare nuovi strumenti politici che prima non avremmo accettato, come ci avevano detto.

I morti ammazzati?
Quasi 500 suicidi per crisi economica dal 2012 ad oggi, imprenditori, pensionati, disoccupati...

In merito al razzismo?
Faccio rispondere l'economista Alberto Bagnai (che si definisce “de sinistra”):
Quello che non ha precedenti nella storia dell'umanità è la legge razziale non scritta dei piddini euristi italiani secondo la quale gli italiani sono una razza inferiore. Non è mai successo nella storia dell'umanità che un regime consolidasse il proprio potere utilizzando non la paura del diverso, ma il disprezzo del proprio prossimo. Ci volevano i padri nobili dell'euro perché si arrivasse a questo crimine contro l'umanità, contro quella porzione dell'umanità che è il popolo italiano, al quale l'umanità tanto deve, e dalla quale sta ricevendo in cambio l'odio delle proprie classi dirigenti. Fateci caso: non è possibile trovare un riformatore dell'Italia, un padre nobile, che non parta dall'odio verso il popolo italiano, malcelato dietro due o tre parolette di circostanza, le quali non riescono a celare un dato palese: che quando parlano d'Italia, cioè di noi, questi padri nobili non sanno assolutamente di cosa stiano parlando.
E, come sempre, il razzismo, o, come nel caso dell'Italia, l'autorazzismo, oltre a urtare contro un principio etico, urta contro un principio razionale: i dati continuano a non dire che siamo stati peggiori degli altri, e soprattutto continuano a non dire che, quando potevamo farlo, eravamo incapaci di governarci . E, ancora una volta come sempre, il razzismo chiede un tributo di sangue alle sue vittime, che in questo caso siamo noi. [...] Il loro autorazzismo è più rivoltante e più irrazionale del razzismo che ha caratterizzato gli altri regimi totalitari, quelli che hanno preceduto il regime eurista.

Solo agganciandosi politicamente ed economicamente a quelli migliori di noi (ma quando?) saremmo diventati più virtuosi: il famoso vincolo esterno.

Sostiene pertanto il filosofo Diego Fusaro:
L’antifascismo in assenza di fascismo è oggi il mezzo che permette alla sinistra di diventare il luogo di legittimazione della violenza capitalistica: per Nichi Vendola e i suoi compagni, la violenza è sempre e solo quella dell’olio di ricino e del manganello, mai quella dei vincoli europei, dei Fiscal Compact, dei contratti di lavoro che rendono a tempo determinato la vita stessa.

Dunque l'atavica lotta tra il capitale e lavoro si è sbilanciata a favore del capitale.
Con il risultato di una lotta per il potere che si esprime come lotta di classe e lotta tra popoli e che tende a strutturare l'ecumene globale in forma oligarchico-dinastica (cit. Orizzonte48).

Il liberalismo prevede di dover limitare i parlamenti da subito, per eliminare le barriere alla libera circolazione del capitale.
Tecnicamente dovremmo distinguere il liberalismo e fascismo: la storia ci suggerisce che la vera funzione del fascismo scatta quando il liberalismo esagera e perde il controllo propagandistico...e allora occorre alimentare altri bisogni emotivi delle masse; ma per raggiungere (quasi) gli stessi risultati (e anche due guerre mondiali). (cit. Orizzonte48)

Oggi questi bisogni emotivi delle masse sono ancora sotto l'influsso della propaganda, diritti cosmetici (la parità di genere, i diritti delle coppie "omo", la tutela della privacy, le quote “rose” nelle cariche pubbliche e molti di quelli che genericamente chiamiamo "diritti civili") innalzati retoricamente a simbolo di progresso civile mentre nel silenzio dei media si distruggono i diritti fondamentali (lavoro, voto, sanità, welfare, casa) sanciti dalla Costituzione.

L'autoritarismo di oggi, che pure pare ripercorrere le stesse misure e scelte strategiche del fascismo, sia pure a ritroso rispetto alla legalità costituzionale, NON PASSA PER I GRUPPI DEL NEO-FASCISMO DICHIARATO (CasaPound, vedi sopra), numericamente e ideologicamente relegati (finora) ad un ruolo del tutto marginale e, semmai, utilizzati come fonte di legittimazione "a contrario" (cioè in forma cosmeticamente contrapposta) del nuovo autoritarismo.

Per quanto detto, giustifico e ribadisco quanto già sostenuto nella discussione che ha dato spunto a questo post:
Chi sostiene il PD oggi equivale a chi ieri sosteneva il fascismo.
Il PD è l'espressione di un novello fascismo...non tutto il PD, però e finalmente, giusto Fassina?

È fascista chi difende l'Euro.
E farà la fine dei fascisti:
diventerà antifascista” (A. Bagnai)