mercoledì 19 aprile 2017

Brevi commenti a un articolo de "Le Monde"

Keynesblog rilancia un articolo de "Le Monde" in cui si afferma la banalità che uscire dall'euro non è la stessa cosa che non esserci mai entrati.
Ecco già l'incipit fa morire dal ridere, se non ci fosse da piangere.
Catalano diceva: "meglio svegliarsi in una giornata di sole che in una giornata piovosa".
Ma va?
Nel mondo scientifico si sa che l'Euro, come qualsiasi esperimento di area valutaria non ottimale, è un progetto sbagliato per la crescita economica di quell'area (Stati, comunità, regioni, etc.) ed è un progetto fantastico per chi detiene capitale finanziario, come lo fu il Gold Standard, nel quale la base monetaria era data da una quantità fissata d'oro.
Esserci entrati è stato un errore clamoroso per i popoli coinvolti, il dibattito scientifico non c'è su questo punto perché è un dato di fatto, ma ora che siamo dentro qualcuno ci dice che bisogna rimanerci perché:

"– La costruzione dell’Europa è di vitale importanza non solo per mantenere la pace nel continente, ma anche per il progresso economico dei paesi membri e il loro potere politico nel mondo."
La pace nel continente europeo l'ha sempre mantenuta la NATO e la notevole quantità di testate nucleari disseminate nelle basi dei vincitori della II guerra mondiale, sicuramente non è la costruzione europea che ha contribuito a mantenere la pace, anzi, ha acuito i dissidi, gli odi, i razzismi, i nazionalismi, proprio perché i suoi principi scolpiti nel TUE sono la forte competitività fra gli Stati e la stabilità dei prezzi che, notoriamente, per essere mantenuta scarica gli squilibri economici sui salari della classe lavoratrice comprimendoli via disoccupazione. Quando un lavoratore non ha lavoro o ha uno stipendio basso, odia, invidia, rivendica e vuole l'uomo solo al comando, vi ricorda qualcosa?

"– Le proposte contenute nei programmi anti-europei destabilizzerebbero la Francia e metterebbero a repentaglio la cooperazione tra i paesi europei, che assicura oggi la stabilità economica e politica in Europa."
Prima del 1992, della infame UE, si andava d'accordo in Europa? Si commerciava? Si cooperava? Si facevano accordi di partenariato economico? Si viaggiava in altri Stati? etc.
La risposta a tutte le domande è una: SI.
Tutti gli Stati avevano sovranità fiscale, monetaria, valutaria.
Tutto funzionava, sicuramente tutto era perfettibile ma tutto funzionava.
La Storia ci dice che senza la UE l'Europa funzionava.
Senza l'Euro, l'Europa come il mondo continuerà a funzionare.

"– Le politiche isolazioniste e protezionistiche e le svalutazioni competitive, effettuate a spese di altri paesi, sono modalità pericolose di cercare di generare crescita. Esse portano a ritorsioni commerciali e a guerre. Alla fine, esse si rivelerebbero dannose per la Francia e i suoi partner commerciali."
Questa poi è la solita propaganda liberista-americana.
Le politiche isolazioniste e protezionistiche le fanno solo e soltanto le grandi potenze o quelle si atteggiano ad esserle come la UE: non è stata forse la UE puntellata dagli USA a imporre l'embargo commerciale con la Russia, provocandoci miliardi e miliardi di danni economici?
Non sarà certamente la Francia, paese importante per carità, a destabilizzare il mondo, ovviamente...
La politica economica effettuata a spese di altri, beggar-thy-neighbour, è invece quella che fa la Germania, dentro la UE con gli Stati UE per mezzo dell'Euro. Non sarà di certo quella effettuata da un Paese indipendente ad essere un problema.
La svalutazione valutaria, a cui i detrattori aggiungono l'aggettivo "competitiva", non è altro che uno strumento di aggiustamento della propria valuta (che esprime il listino prezzi dei beni del proprio Paese) rispetto alle altre valute sulla base della domanda e offerta delle stesse.

"– Quando sono ben integrati nel mercato del lavoro, gli immigrati possono essere un’opportunità economica per i paesi ospitanti. Molti dei paesi più prosperi del mondo sono riusciti ad accogliere e integrare gli immigrati."
Spregiudicate politiche di immigrazione, non legate a eventi naturali ma solo ed essenzialmente a quelli socio-politici come quella europea, hanno un solo intento: creare artificialmente una concorrenza nel mercato del lavoro con il solo unico scopo di abbassarne il costo.
L'immigrazione e l'integrazione fanno rima con deflazione salariale.
Tutto ciò fa comodo ai detentori di capitale, solo a loro.

"– C’è una grande differenza tra la scelta di non aderire all’euro dall’inizio e uscirne dopo averlo adottato."
Siamo entrati sovrani e ora siamo una colonia, tornare a essere sovrani con le pezze al culo sarà dura ma è meglio di scomparire come comunità.

"– Occorre rinnovare gli impegni di giustizia sociale e quindi garantire e sviluppare l’equità e la protezione sociale, in linea con i valori tradizionali della Francia: libertà, uguaglianza e fraternità. Ma si può e si deve raggiungere l’obiettivo della protezione sociale senza protezionismo economico."
Non si può raggiungere l’obiettivo della protezione sociale dentro l'Euro, anzi l'Euro è stato creato proprio per abbattere la protezione sociale delle Costituzioni democratiche.

"– Mentre l’Europa e il mondo si trovano ad affrontare difficoltà senza precedenti, abbiamo bisogno di più solidarietà, non di meno. I problemi sono troppo gravi per essere lasciata ai politici divisivi."
Il PIL del mondo cresce del 3,5% , l'UE è il buco nero del mondo. Cosa è divisivo, il mondo che cresce nonostante l'UE, oppure è divisiva, antidemocratica e antistorica l'UE stessa con l'Euro?
I dati parlano chiaro.

Gli USA sono gli storici creatori promotori e finanziatori della UE, essa serve da un lato come cuscinetto militare e territoriale verso la Russia e, dal lato economico, è un mercato di sbocco per la iper produzione USA.
I Nobel firmatari dell'articolo da chi sono pagati?

Ecco l'elenco:

Angus Deaton (Princeton, prix Nobel en 2015), Peter Diamond (Massachusetts Institute of Technology, 2010), Robert Engle (université de New York, 2003), Eugene Fama (Chicago, 2013), Lars Hansen (Chicago, 2013), Oliver Hart (Harvard, 2016), Bengt Holmström (MIT, 2016), Daniel Kahneman (Princeton, 2002), Finn Kydland (Carnegie-Mellon, 2004), Eric Maskin (Harvard, 2007), Daniel McFadden (Berkeley, 2000), James Mirrlees (Cambridge, 1996), Robert Mundell (Columbia, 1999), Roger Myerson (Chicago, 2007), Edmund Phelps (Columbia, 2005), Chris Pissarides (London School of Economics, 2010), Alvin Roth (Stanford, 2012), Amartya Sen (Harvard, 1998), William Sharpe (Stanford, 1990), Robert Shiller (Yale, 2013), Christopher Sims (Princeton, 2011), Robert Solow (Columbia, 1987), Michael Spence (Stanford, 2001), Joseph Stiglitz (Columbia, 2001), Jean Tirole (Toulouse School of Economics, 2014).




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